Lasciata Città
di Castello ci dirigiamo verso sud ed una ventina di minuti dopo attraversiamo
Trestina. Compriamo pollo arrosto, patate e vino all'unica rosticceria aperta e
ci dirigiamo verso ovest, verso l'interno. L'abitato scompare frastagliandosi
in nebulose di piccoli borghi; la strada sale, attraversa la piccola Lugnano e
continua ad inerpicarsi. Dove la curva stringe a gomito riportandoci fronte
alla valle, lì si trova parcheggiata una cinquecento gialla.
Steve è un
inglese sulla cinquantina che ci accoglie calorosamente e si informa subito del
tuo accento dall'aroma londinese nel quale ritrova il suo passato. Poi si
carica gli zaini in macchina e ci dà istruzioni per arrivare a destinazione.
Il sentiero
scende verso valle tra campi di ulivi e boscaglia incolta, zigzagando su lastre
di pietra, finchè dopo un quarto d'ora gli alberi si diradano e lo vediamo.
Negli anni
Novanta Steve si era stancato del nord. Non sopportava più di stare con quei
buzzurri di Leeds che non aveva mai realmente sfangato e comprò due case antiche
e decrepite, una a fianco all'altra, nel cuore dell'Italia. Case di contadini,
fatte di pietre sbozzate, con i tetti sfondati dal tempo. Assoldò una squadra
di operai polacchi e cominciò a sistemare la prima delle due. Non avendo altro
posto dove dormire, i muratori si costruirono una casetta di legno a poca
distanza dalla casa principale. Una stanza con la cucina e la stufa a legna,
due camere e un bagno.
Vent'anni
dopo Steve ci accoglie nel suo chalet in legno. Vive in una magnifica casa a
tre piani affacciata sulla Toscana, circondata dal bosco, insieme ai suoi sette
gatti. Conosce i sentieri ed i cacciatori che li percorrono in cerca di
selvaggina. Conosce i cani della casa più vicina, quattro chilometri più
avanti, dove è meglio non fermare la macchina. Conosce il tempo che farà. Ci rifornisce
di legna e ci garantisce che, per questa settimana, non dovrebbe nevicare.