sabato 22 febbraio 2014

una oficina



Porque una casa sin ti es una oficina,
un teléfono ardiendo en la cabina,
una palmera
en el museo de cera,
un éxodo de oscuras golondrinas.

Y cuando vuelves hay fiesta
en la cocina
y bailes sin orquesta
y ramos de rosas con espinas


Y sin embargo, Joaquìn Sabina

antico e nuovo



Ridà vita all'antico e allora saprai cos'è il nuovo.
A quel punto sarai un maestro

Confucio

short term 12



Once upon a time somewhere miles and miles beneath the surface of the ocean there lived a young octopus named Nina. Nina spent most of her time alone making strange creations out of rocks and shells. She was very happy.
But then on Monday the shark showed up.
- What's your name? - said the shark.
- Nina - she replied.
- Do you wanna be my friend?- he asked.
- OK. What do I have to do?- said Nina.
- Not much - Said the shark. - Just... let me eat one of your arms.
Nina had never had a friend before so she wondered if this is what you had to do to get one. She looked down at her eight arms and decided it wouldn't be so bad to give up one, so she donated an arm to her wonderful new friend.
Every day that week Nina and the shark would play together. They explored caves, built castles of sand, and swam really, really fast and every night the shark would be hungry and Nina would give him another one of her arms to eat.
One Sunday after playing all day the shark told Nina that he was very hungry.
- I don't understand - she said - I've already given you 6 of my arms and now you want one more?
The shark looked at her with a friendly smile and said:
- I don't want one. This time I want them all.
- But why? - Nina asked and the shark replied:
- Because that's what friends are for.
When the shark finished his meal he felt very sad and lonely. He missed having someone to explore caves, build castles and swim really, really fast with.
He missed Nina very much, so he swam away to find another friend.

Short Term 12

mercoledì 19 febbraio 2014

jovez




La strada si fa sterrato e comincia a scendere. I solchi lasciati dalle ruote si fanno profondi, grosse pietre affiorano mentre lasciamo la campagna per il bosco. Aggiriamo uno sperone di roccia e ci ritroviamo in uno spiazzo sterrato circondato da una staccionata. Oltre, la terra precipita verso una valle avvolta nel buio, sotto un cielo cristallino di stelle.
L'Antico Molino, a qualche chilometro dal piccolo paese di Lubriano, è un basso edificio in tufo costruito a ridosso della roccia. La cucina ampia come quella degli edifici di campagna, gli utensili appesi alla trave in legno che sovrasta i fuochi. Sull'immenso tavolo quadrato sono disposti cesti di vimini, torte, pane, oggetti di altri tempi. La nostra stanza è scavata nel tufo della collina, la finestra a guardare la valle.

- Quindi lei è di Roma centro.
- Centro centro. Sto dietro piazza Navona.
- E come mai è finito a vivere in questo paese? - dico pensando alla strada bianca che ci separa dalla provinciale per Lubriano, un centinaio di chilometri lontano dalla capitale.
- Eh - dice l'anziano gestore allungandosi sulla sedia e guardando fuori dalla finestra. - Il destino ce porta dove vuole.
Spazzolo le ultime verdure grigliate mentre ci racconta di come lavorasse come tipografo per il ministero. Una gran bella vita, tanto lavoro, giravano i soldi. Poi, negli anni Novanta, l'inchiesta di Tangentopoli si portò via i politici e loro dovettero chiudere. Così si trasferirono da queste parti.
- Gnente, nun se poteva costruire gnente qui! Tutto abusivo avemo dovuto fà!
Il ristorante Jovez, nella notte, sembra una bella casa di campagna. Arcate di tufo, portici chiusi da vetrate, un grande camino, mobili antichi e qualche arredo retrò. Gli altri clienti se ne sono andati piano piano ed i figli del gestore, i camerieri, hanno cominciato a mettere della musica latina ad alto volume ed a ballare trai tavoli.
- Venite a ballare coi giovani! Smettete di parlare cor vecchio! - ci gridano scherzosi.
Il padre non li ascolta neppure e continua i suoi pensieri.
Gli chiedo allora com'è la situazione con il Tevere in questi giorni.
- Tutto a posto. C'è stato qualche problema, ma prima de Roma. Secondo voi perchè l'hanno scelta i preti? Sò furbi quelli! A Roma nun sucede gnente. Terremoti, alluvioni, ... mica ce stanno a Roma! Sò furbi i preti!
E prima di andarcene, tra i mobili e le lampade che ha restaurato, mi cade l'occhio sul santino del giovane beato Marvelli appoggiato di fianco alla cassa.

sabato 8 febbraio 2014

identità




Siamo quello che pensiamo.
Tutto ciò che siamo nasce con i nostri pensieri.
Noi creiamo il nostro mondo.
Buddha

Accettiamo l'amore che pensiamo di meritare.
Noi siamo infinito

domenica 2 febbraio 2014

inverno



"Mamma, noi crediamo nell'inverno?"

Philip Roth, Lamento di Portnoy