giovedì 28 marzo 2013

senza filtro



Capelli biondi, lisci, lunghi fino alle spalle. Una barba di molti anni si adagia sul petto. Un paio di occhi miti guardano senza turbamento i nuovi commensali e le loro strane lingue. Alì il turco, volto da vichingo, stazza da nano delle fiabe, un quadrato di muscoli, siede di fianco a noi mangiando con calma dal suo piatto di plastica.
Non è la domanda quello che importa, ma ciò che, in risposta, esce dalla sua bocca come spiegazione, consiglio, profezia.

- No expectations. Nessuna aspettativa.

giovedì 21 marzo 2013

confetti



È un pulcino, ristretta dagli anni. I capelli ricci si son fatti radi, il naso un becco rosato.
- Come stai?, le chiedono.
Stranamente non risponde canonicamente, non sfoggia un protocollo di vuoti convenevoli.
- Mi manca, dice.
- Ancora?
- Mi mancherà sempre, risponde.
Non c'è pateticità nella sua voce, nè desiderio di ricevere compassione. C'è l'evidenza di un fatto, inopinabile.
- Voi l'avete conosciuto. Non si può dimenticare un uomo come lui.
Lo sguardo fermo non indugia. La voce non chiede altro che di crederle, senza cerimoniali sentimentali.

E in quella frase c'erano tutti i libri del mondo, dall'inizio fino alla fine dei tempi.
Compreso questo.

elogio dell'ozio



I think that there is far too much work done in the world, that immense harm is caused by the belief that
work is virtuous, and that what needs to be preached in modern industrial countries is quite different from what always has been preached. [...] Whenever a person who already has enough to live on proposes to engage in some everyday kind of job he or she is told that such conduct takes the bread out of other people's mouths, and is therefore wicked. If this argument were valid, it would only be necessary for us all to be idle in order that we should all have our mouths full of bread. What people who say such things forget is that what a man earns he usually spends, and in spending he gives employment. As long as a man spends his income, he puts just as much bread into people's mouths in spending as he takes out of other people's mouths in earning. The real villain, from this point of view, is the man who saves. If he merely puts his savings in a stocking, like the proverbial French peasant, it is obvious that they do not give employment. [...]I want to say, in all seriousness, that a great deal of harm is being done in the modern world by belief in the virtuousness of work, and that the road to happiness and prosperity lies in an organized diminution of work. [...] The conception of duty, speaking historically, has been a means used by the holders of power to induce others to live for the interests of their masters rather than for their own. [...] Leisure is essential to civilization, and in former times leisure for the few was only rendered possible by the labors of the many. But their labors were valuable, not because work is good, but because leisure is good. And with modern technique it would be possible to distribute leisure justly without injury to civilization. [...] The wise use of leisure, it must be conceded, is a product of civilization and education. A man who has worked long hours all his life will become bored if he becomes suddenly idle. But without a considerable amount of leisure a man is cut off from many of the best things. [...] We keep a large percentage of the working population idle, because we can dispense with their labor by making the others overwork. [...] Four hours' work a day should entitle a man to the necessities and elementary comforts of life, and that the rest of his time should be his to use as he might see fit. [...] The pleasures of urban populations have become mainly passive: seeing cinemas, watching football matches, listening to the radio, and so on. This results from the fact that their active energies are fully taken up with work; if they had more leisure, they would again enjoy pleasures in which they took an active part. [...] Good nature is, of all moral qualities, the one that the world needs most, and good nature is the result of ease and security, not of a life of arduous struggle.

In Praise of Idleness - by Bertrand Russell (1932)


Penso che ci sia troppo lavoro fatto nel mondo, che sia immenso il danno causato dalla convinzione che il lavoro sia di per sé virtuoso, e che ciò che si deve predicare nei moderni paesi industriali sia molto diverso da quello che si è sempre predicato. [...] Ogni volta che una persona che ha già abbastanza da vivere si impegna in qualche forma di lavoro quotidiano possiamo dire che ruba il pane di bocca ad altre persone, ed è quindi malvagio. Se questo ragionamento fosse valido, sarebbe sufficiente indugiare nell'ozio in modo che tutti noi dovremmo avere la bocca piena di pane. Ciò che le persone che affermano queste cose dimenticano è che ciò che un uomo guadagna in genere lo spende, e nella spesa produce occupazione. Nello spendere il suo reddito l'uomo mette il pane in bocca ad altra gente, tanto quanto ne prende dalla bocca di altre guadagnando. Il vero malvagio, da questo punto di vista, è l'uomo che conserva. Se egli si limita a conservare i suoi risparmi, come il contadino proverbiale francese, è ovvio che essi non danno occupazione. [...] Voglio dire, in tutta serietà, che una grande quantità di danni è stata fatta nel mondo moderno dalla fede nella virtuosità del lavoro, e che la strada verso la felicità e la prosperità si trova in una diminuzione organizzata del lavoro . [...] La concezione del dovere, storicamente parlando, è stato un mezzo usato da parte dei detentori del potere per indurre altri a vivere per gli interessi dei loro padroni, piuttosto che per il proprio. [...] Il tempo libero è essenziale per la civiltà, e nei tempi passati il tempo libero per pochi è stato reso possibile solo grazie alle fatiche di molti. Ma le loro fatiche erano preziose non perché il lavoro è buono, ma perché il tempo libero è buono. E con la tecnica moderna, sarebbe possibile distribuire il tempo libero giustamente senza danno per la civiltà. [...] L'uso sapiente del tempo libero, si deve ammettere, è un prodotto della civiltà e dell'educazione. Un uomo che ha lavorato molte ore per tutta la vita si annoierà se diventerà improvvisamente inattivo. Ma senza una notevole quantità di tempo libero un uomo è tagliato fuori da molte delle cose migliori. [...] Manteniamo una grande percentuale della popolazione attiva al minimo, perché possiamo sopperire al loro lavoro con il superlavoro di altri. [...] Un lavoro di quattro ore al giorno dovrebbe essere sufficiente ad un uomo per le necessità e le comodità elementari della vita, e che il resto del suo tempo possa usarlo come più gli aggrada. [...] I piaceri delle popolazioni urbane sono diventate per lo più passive: andare al cinema, guardare le partite di calcio, ascoltare la radio, e così via. Ciò è dovuto al fatto che le loro energie attive sono completamente utilizzate dal lavoro; se avessero più tempo libero tornerebbero a godere dei piaceri in cui prendono parte attiva. [...] Una buona natura è, tra tutte le qualità morali, quella di cui il mondo ha maggiormente bisogno, ed una buona natura è il risultato di semplicità e sicurezza, non di una vita di dura lotta.