giovedì 29 gennaio 2009

Lua – Bright eyes


I know that it is freezing, but I think we have to walk
I keep waving at the taxis, they keep turning their lights off
But Julie knows a party at some actor's West side loft
Supplies are endless in the evening by the morning they'll be gone

When everything is lonely I can be my own best friend
I'll get a coffee and the paper, have my own conversations
with the sidewalk and the pigeons and my window reflection
The mask I polish in the evening by the morning looks like shit

And I know you have a heavy heart, I can feel it when we kiss
So many men stronger than me have thrown their backs out trying to lift it
But me I'm not a gamble, you can count on me to split
The love I sell you in the evening by the morning won't exist

You're looking skinny like a model with your eyes all painted black
Just keep going to the bathroom, always say you'll be right back
Well, it takes one to know one, kid, I think you've got it bad
But what's so easy in the evening by the morning's such a drag

I got a flask inside my pocket, we can share it on the train
And if you promise to stay conscious I will try and do the same
We might die from medication, but we sure killed all the pain
But what was normal in the evening by the morning seems insane

And I'm not sure what the trouble was that started all of this
The reasons all have run away, but the feeling never did

It's not something I would recommend, but it is one way to live
Cause what is simple in the moonlight by the morning never is

It was so simple in the moonlight now it's so complicated
It was so simple in the moonlight, so simple in the moonlight
So simple in the moonlight...

martedì 27 gennaio 2009

l'album degli errori


Entra, entra pure.
Eccoci qua, la mia poltrona preferita, le mie storie a metà, la mia chitarra stonata. I miei biglietti aerei.
Accomodati, prendi il tuo tempo, bevi questo tè caldo e aromatico. Intanto abbasso un po’ la luce, ché a volte gli occhi ingannano e rovinano tutto.
Se vuoi ho un album quasi completo. È il mio album degli errori. Son sempre gli stessi, che ritornano a distanza di anni a lasciare la loro foto così che io le possa catalogare. Cambiano i nomi, le città, le lingue. Ma, in fondo, loro son quasi sempre gli stessi. E penso che mi ci sto affezionando. Quando potrei cambiarne il finale … ecco che la scelta torna al passato.
Insieme a lei ho anche una grande scatola piena di regali, promesse non mantenute, e disillusioni impacchettate. Lettere bruciate.

Vuoi essere tu la prossima foto?

giovedì 22 gennaio 2009

qualcosa manca


Eppure, alla fine di tutto, qualcosa manca.
Oltre le attività, i riposi, i sogni e le volontà, oltre le cene e le invenzioni.
Cala la sera, le braci si spengono, e qualcosa ancora non c’è.
Non fuori. Dentro.
Come se l’avessi lasciato per strada, dimenticato o perso. O bruciato.

E mentre aspetto che le braci smettano di agonizzare per andare a letto, inaspettatamente, ti penso.

martedì 20 gennaio 2009

same old story


I finali sono sempre dolorosi. Non ci sono lieto fine in questi casi.
Che siano fresche o antiche le radici van strappate, senza indugi, senza mezze misure. Lasciare il terreno a lutto e prepararlo per nuove colture.
E sperar di aver fatto la scelta giusta, per quanto difficile.

sabato 17 gennaio 2009

come recipienti


Giorni come recipienti. E noi ad affannarci a riempirli, per non sentire il vuoto che ruggisce il suo silenzio appena apriamo gli occhi, ogni mattina.
Lavoro, famiglia, hobby, corsi, sport. Libri, film, mostre. Internet, musica, video, chat.
Cerchiamo di riempire quanto più possibile il contenitore del mercoledì, del giovedì, quello del venerdì. Speriamo che il secchio del fine settimana abbia qualcosa, almeno sul fondo, fino a tarda notte.
Qualcuno un giorno mi disse che si è liberi quando si hanno delle opzioni tra le quali scegliere, non di fronte al nulla. Forse aveva ragione.

sabato 10 gennaio 2009

un respiro cosciente


Giro la chiave nel quadro e il motore si accende, ruggente e soffice.
Fa freddo. Penso: ora accendo il riscaldamento.
È questione di un respiro. Uno strano sentimento comincia ad invadere il mio cervello come un friccicorìo anomalo. I secondi successivi sono occupati a tentare di capire cos’è che la pelle ha percepito e l’intelletto ancora no, a dare parole ad una sensazione.
E quello che la ragione capisce è questo.
La vita gitana di questi giorni, questo modo brutalmente semplice di esistere cui attingo tutte le volte che posso, ha questo di magnifico: elimina ogni forma di dipendenza da oggetti e simboli, riportando l’uomo alla sua radice, alla sua base, quasi alla sua animalità.
Quel tanto che basta per ripararsi dalle avversità atmosferiche, un tetto dove ritrovarsi, qualcosa da mettere dentro lo stomaco e la compagnia umana. Il resto, tutto il resto (da questa macchina a questo computer), sono lusso. Ossia cose di cui realmente non abbiamo bisogno. E quando le abbiamo, oltre a ringraziare, dobbiamo stare attenti a non dar loro più del ruolo che hanno. Oggetti di lusso.

giovedì 8 gennaio 2009

una casa


Una casa. Legno chiaro, pantofole, design nordico ben accostato, libri, libri e ancora libri. Pizza, birra e chiacchiere fino a tarda notte con una famiglia appena nata.
Una casa. Spazi minimi, letto grande in abete, moquette e caldo. Nel corridoio tanti altri ragazzi come noi, ognuno con la sua piccola casa personalizzata e la propria lingua sulle pareti.
Una casa. La grande stufa in muratura protagonista sul parquet a tenere fuori il freddo. Carni grasse, vino e birra, pane ai cereali e il calore umano di una famiglia magnifica.
Una casa. Gusto bohemien, tappeti dipinti e cosparsi di cenere, sigarette e tazze, freddo. Una stufa a carbone che occupa un intero angolo, dal pavimento fino al soffitto.
Una casa. Scarpe vicino alla porta, colazione con margarina, marmellata, miele, caffè, tè. Per letto una moquette e un sacco a pelo, neve che cade fuori.

Ogni casa è un microcosmo di personalità, odori, usanze, lingue.
È il manifesto di un carattere, delle speranze sul futuro e delle preoccupazioni del presente.
Ognuno cura, della sua casa, ciò che maggiormente rispecchia il suo modo di sentire la vita.

berlin munich rimini


The long way home. In the end we're back.
Thank you all, guys. And see you soon.