mercoledì 19 febbraio 2014

jovez




La strada si fa sterrato e comincia a scendere. I solchi lasciati dalle ruote si fanno profondi, grosse pietre affiorano mentre lasciamo la campagna per il bosco. Aggiriamo uno sperone di roccia e ci ritroviamo in uno spiazzo sterrato circondato da una staccionata. Oltre, la terra precipita verso una valle avvolta nel buio, sotto un cielo cristallino di stelle.
L'Antico Molino, a qualche chilometro dal piccolo paese di Lubriano, è un basso edificio in tufo costruito a ridosso della roccia. La cucina ampia come quella degli edifici di campagna, gli utensili appesi alla trave in legno che sovrasta i fuochi. Sull'immenso tavolo quadrato sono disposti cesti di vimini, torte, pane, oggetti di altri tempi. La nostra stanza è scavata nel tufo della collina, la finestra a guardare la valle.

- Quindi lei è di Roma centro.
- Centro centro. Sto dietro piazza Navona.
- E come mai è finito a vivere in questo paese? - dico pensando alla strada bianca che ci separa dalla provinciale per Lubriano, un centinaio di chilometri lontano dalla capitale.
- Eh - dice l'anziano gestore allungandosi sulla sedia e guardando fuori dalla finestra. - Il destino ce porta dove vuole.
Spazzolo le ultime verdure grigliate mentre ci racconta di come lavorasse come tipografo per il ministero. Una gran bella vita, tanto lavoro, giravano i soldi. Poi, negli anni Novanta, l'inchiesta di Tangentopoli si portò via i politici e loro dovettero chiudere. Così si trasferirono da queste parti.
- Gnente, nun se poteva costruire gnente qui! Tutto abusivo avemo dovuto fà!
Il ristorante Jovez, nella notte, sembra una bella casa di campagna. Arcate di tufo, portici chiusi da vetrate, un grande camino, mobili antichi e qualche arredo retrò. Gli altri clienti se ne sono andati piano piano ed i figli del gestore, i camerieri, hanno cominciato a mettere della musica latina ad alto volume ed a ballare trai tavoli.
- Venite a ballare coi giovani! Smettete di parlare cor vecchio! - ci gridano scherzosi.
Il padre non li ascolta neppure e continua i suoi pensieri.
Gli chiedo allora com'è la situazione con il Tevere in questi giorni.
- Tutto a posto. C'è stato qualche problema, ma prima de Roma. Secondo voi perchè l'hanno scelta i preti? Sò furbi quelli! A Roma nun sucede gnente. Terremoti, alluvioni, ... mica ce stanno a Roma! Sò furbi i preti!
E prima di andarcene, tra i mobili e le lampade che ha restaurato, mi cade l'occhio sul santino del giovane beato Marvelli appoggiato di fianco alla cassa.

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