La timidezza è una scelta storica, una reazione alla società
violenta in cui siamo costretti a vivere. Non è un difetto bensì una virtù, un
dono dello spirito che ha a che fare con la dolcezza interiore. Per
l’architetto, spesso affetto dall'arroganza e dalla prepotenza di voler
lasciare il segno indelebile del proprio io, è molto difficile essere timido.
[...] Così agire timidamente vuole dire lasciare essere
l’altro quello che è. Vuole dire trattare con dolcezza anche i ribelli, e ciò
non comporta impotenza ma apertura verso l’altro. Così la timidezza è feconda.
Questo non vuole dire non fare niente ma fare in modo più intelligente e cauto.
L’essenza è la semplicità, allora si potrà fare ogni cosa facilmente
e gioiosamente.
Conclusione: beati i timidi che sono capaci di abitare il
mondo con delicatezza.
Marco Ermentini
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