La stanchezza arriva e il mondo si distrae.
Nella nuova piazza dei desideri è sabato pomeriggio tardi, e la gente prende fiato prima di gettarsi nella serata che deve essere.
Un uomo. Barba lunga, brizzolata, berretta calata sulla testa, maglione nocciola largo. Guarda lo sportello dei surgelati e parla. Niente cuffie né telefoni. Parla coi surgelati o con se stesso.
Sulla musica passata dalle casse del supermercato una bambina-quasi-ragazza che non soffre certamente la fame si muove come se fosse una ballerina di qualche spettacolo. Ignora tutti gli altri che le passano a fianco e che la ignorano. Perché è faticoso preoccuparsi il sabato pomeriggio.
Un ragazzo tiene le dita appoggiate a un angolo della bocca. Banco frigo. Reparto frutta. Il suo sguardo passa gli occhiali senza montatura e si fissa su qualcosa che per certo non è qui.
Divisa a righe rosse su campo bianco, piumino smanicato sopra. Gli occhi spenti non si soffermano su nulla ma camminano languidi dalle merci ai clienti. Tredici euro e venti.
Facce americane stanno in fila alla cassa. E la sola cosa che comprano è alcol. Senza gusto. Birra e vino. Comprano alcol e una serata. Comprano bottiglie sperando di non trovarci sul fondo la solita tristezza. Quella tristezza che avanza, che non puoi affogare, che sa nuotare meglio di te e torna a galla, evidente e muta, quando la vita si fa meno stringente. Quando la vita ti lascia il tempo di guardarti le rughe. Comprano un biglietto per l’evasione, per fuggire da questo mondo senza felicità, per naufragare in uno in cui la tristezza è vestita di sorrisi, e le lacrime non si ricordano. Cancellano con gli aloni delle bottiglie gli aloni di un cuore prostrato.
Perché alla tristezza l’uomo prova ad adeguarsi. E comunque vada uscirà triste da questa sfida. E comunque vada si alzerà domani.
What have i become
My sweetest friend
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