Anni fa scoprirono che il terreno aveva delle capacità non infinite. Che le colture lo privavano delle sostanze nutritive impoverendolo progressivamente. Era un problema. Perché della terra l’uomo viveva.
Qualcuno allora pensò che forse il terreno aveva bisogno di riposo. E inventarono il periodo di maggese.
Poi però non sempre funzionava, e allora qualcuno ebbe un’idea. Forse il problema non stava tanto nel farlo riposare, quanto nel non stressarlo succhiandogli sempre le stesse sostanze, nel non sottoporlo sempre ad alimentare gli stessi ortaggi, nell’evitare la monocoltura insomma. E così inventarono la rotazione delle colture.
Ieri sono stato costretto ad uscire dall’area del mio monitor e un pensiero mi ha fulminato.
Ero stressato, denutrito, oberato. E mettermi a maggese non risolveva più di tanto le cose. Continuavo ad essere privo di entusiasmo e stimoli. Qualcuno però mi ha costretto a uscire, a cambiare aria, a passare dalla mia cultura ad un’altra, ad una rotazione.
Stamattina sorrido, contento e rifocillato nell’animo. Perché l’uomo monocoltura è destinato alla tristezza, all’angoscia di una vita dalle prospettive claustrofobiche. La rotazione richiede abilità e lavoro, certo, ma i vantaggi sono indiscutibili ed evidenti.
È come ascoltare da un orecchio solo, per concentrarsi meglio. E poi scoprire che la vita, invece, è in stereo.
Qualcuno allora pensò che forse il terreno aveva bisogno di riposo. E inventarono il periodo di maggese.
Poi però non sempre funzionava, e allora qualcuno ebbe un’idea. Forse il problema non stava tanto nel farlo riposare, quanto nel non stressarlo succhiandogli sempre le stesse sostanze, nel non sottoporlo sempre ad alimentare gli stessi ortaggi, nell’evitare la monocoltura insomma. E così inventarono la rotazione delle colture.
Ieri sono stato costretto ad uscire dall’area del mio monitor e un pensiero mi ha fulminato.
Ero stressato, denutrito, oberato. E mettermi a maggese non risolveva più di tanto le cose. Continuavo ad essere privo di entusiasmo e stimoli. Qualcuno però mi ha costretto a uscire, a cambiare aria, a passare dalla mia cultura ad un’altra, ad una rotazione.
Stamattina sorrido, contento e rifocillato nell’animo. Perché l’uomo monocoltura è destinato alla tristezza, all’angoscia di una vita dalle prospettive claustrofobiche. La rotazione richiede abilità e lavoro, certo, ma i vantaggi sono indiscutibili ed evidenti.
È come ascoltare da un orecchio solo, per concentrarsi meglio. E poi scoprire che la vita, invece, è in stereo.