domenica 23 novembre 2008

traumatologia

Bueno. Para quien se entere un poquito del Español aquì teneis un pequeño cortometraje muy interesante, como nos suguieren desde un piso de Madrid.
Anda con las palomitas.

ver el cortometraje

sabato 22 novembre 2008

il paradiso


Il paradiso tu vivrai
se tu scopri quel che hai,
non ti accorgi che
io amo già te

La vita e' così
tu quando non hai
vuoi avere di più
e dopo che hai
ti accorgi che tu
fermarti non puoi
e vuoi quel che vuoi

La vita e' cosi,
tu adesso mi vuoi
soltanto perché
non cerco di te
ma io che lo so
ne soffro però ti dico di no

Il paradiso tu vivrai
se tu scopri quel che hai
,
non ti accorgi che
io amo già te

ascolta la canzone
(Battisti - Mogol)

giovedì 20 novembre 2008

fuffas


E anche quest’anno c’è stata la Biennale.
Guardo i Giardini all’uscita e penso a come molto di quello che ho visto motivi la fama di ciarlatani che hanno gli architetti nel mondo. Fumo negli occhi. Insomma, la giustificazione all’esistenza di un personaggio come Fuffas.
Quel che mi porto a casa non sono le pur belle architetture in cartone, o la provocatoria Singletown (la cosa migliore che ho visto. Su tutti la tendina con le sagome disegnate,che fa sembrare che in casa ci sia qualcuno, e la gonna che si gonfia e ci circonda, per isolarsi dal mondo).
Bensì una mandria spersa e sudata di persone che inspiegabilmente correvano per le strade della città lagunare, con appiccicato sul petto un numero e sul polso una cartina. Sagome che si affannavano a cercare chissà cosa in quel dedalo di vicoli senza criterio. Bambine, ragazze in jeans, anziani, boy scout. Tutti alla caccia di qualcosa nascosto nelle viscere della città più romantica al mondo.
Alla fine abbiamo scoperto essere una gara di orientamento dove i gruppi partivano da diversi punti della città, scaglionati, con diversi percorsi, per trovare nell’ordine gli 8 check-point nascosti. Il tutto immerso nella folla elegante di una domenica mattina di novembre e nell’incoerenza urbanistica di Venezia.
Uno spasso. Avrei voluto proprio partecipare. Una caccia al tesoro nella giungla urbana.
Altro che Biennale.

martedì 18 novembre 2008

apro gli occhi e ti penso


Apro gli occhi e resto di sasso a fissare il buio.
Non pensavo che sarebbe tornata. Ancora sento il sapore del sogno, l’atmosfera intorno a me nel tepore mattutino delle coperte. E non riesco a crederci.
Invece di sparire ritorna, dal subconscio, prepotentemente. Ritorna come un’immagine di un presente possibile che ho rifiutato e cestinato. Come la spensieratezza che era e non sono riuscito a riconoscere se non quand’era tutto finito. Hai sfruttato uno spiraglio, il primo spiraglio di intelligenza che lascio alla mia vita da tanto tempo. E, in sogno, ti ci sei infilata alla grande, con eleganza e dolcezza.
È assurdo come il sapore che ci lascia nella testa un sogno possa turbarci, come l’invenzione segretamente bramata dall’inconscio arrivi a scorticare la normalità della realtà. Come l’impossibile, allora, non sembri più così inaccessibile.
Ed ora che si fa?

lunedì 10 novembre 2008

a nord

Soffio sul the bollente godendomi il vapore che, caldo e profumato, ondeggia sul mio volto. Come piaceva tanto a un mio amico nelle lunghe notti di via Boccaccio, quando la brina velava i vetri e il Mugnone non esisteva più.
Ripenso a ieri sera. Alla nebbia che come latte circondava tutte le cose, le nascondeva e le faceva scomparire. Letteralmente. Non esisteva più mondo. Non c’erano rumori. Non luci. Solo la sfera che circondava il mio corpo, il campo e il traliccio. La civiltà ridotta a una sincope di luci stradali in lontananza, agonizzanti nel candore bianco della notte. Sopra le stelle splendevano fredde.
Ripenso a ieri sera, col mio the in mano e il vapore che prova a scaldarmi. Guardo fuori e vedo il nord.
Sento il freddo e penso che forse mi potrebbe anche piacere. Sì. Mi potrebbe anche piacere.

domenica 2 novembre 2008

se sia questo


E poi ti guardi, e scopri che in realtà, tutto questo, ti piace.
Guardi la notte, sopra di te, e il buio. E pensi che, in fondo, era ora che arrivasse. Guardi il vento diventare freddo sul tuo viso e passare attraverso il tuo giacchetto leggero. Guardi la nebbia alzarsi e radunarsi intorno ai lampioni accesi.
E ti accorgi che ti piace.

È proprio allora che ti domandi se sia questo, crescere.