venerdì 8 gennaio 2010

coni a perdere

A volte mi capita di crederci. Che un oggetto decida di perdersi quando abbiamo perso chi ce l’ha regalato. Che l’anello si rompa, quando ormai tutto è finito. Che l’orecchino scompaia perché di te non saprò più nulla. Che il braccialetto si maceri come il ricordo, e i boxer scoloriscano. Che la cintura non stringa più, e un idioma si confonda.

A volte penso realmente che il mondo inanimato che ci circonda interpreti ciò che non sappiamo vedere, raccontandocelo poi in maniera eclatante, retorica. Teatrale.

4 commenti:

Mauro Bartoletti ha detto...

Magari fosse così. Almeno per me è diverso. Quando vorrei lasciarmi alle spalle qualcuno. Quando credo di averlo ormai fatto, spunta qualcosa che lo riporta davanti a me quel qualcuno.

M.

PS
Bel post anyway

Amélie ha detto...

anche quello, certo.
eppure a volte, quando la distanza ti impedisce di sapere qualcosa di qualcuno, gli oggetti parlano per quella persona.
è come se si facesse ancora sentire, in un mondo o nell'altro

Mauro Bartoletti ha detto...

non sarà mica che ad un certo punto noi facciamo dire agli oggetti quello che invece vorremmo sentire da qualcun'altro? Mah!

M.

Piumino ha detto...

Tutto gira intorno al triangolo dei Bermuda