martedì 2 febbraio 2010

il taglio del nastro


Fuori il cielo è slavato; quel colore che ha la notte quando la neve fagocita il buio. Il silenzio ovattato della periferia penetra attraverso la grande finestra. La stanza è un ammasso indistinto di vestiario, libri, zaini, buste. Guardo le pareti, sfregiate da anni di abuso selvaggio, l'armadio scardinato e le mensole a terra. Il tecnigrafo dipinto. Il letto con le ante di un qualche mobile per rete.

Tolgo il maglione per cominciare a sistemare nei cassetti la mia vita, pulire e dare un ordine ad un nuovo inizio. E' proprio allora che lo sento cedere. Guardo le mani sorpreso ed impigliato ci trovo il braccialetto.

Ne sono sempre più sicuro. Ci sono momenti, passaggi di vita, che hanno bisogno di riti propiziatori. Come una volta si tracciava il campo prima di costruire, si chiedeva ai vecchi, ai saggi, di inaugurare le nuove case, così ora una rottura fortuita sancisce la rottura col passato, e l'inizio di un nuovo presente.

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