domenica 5 settembre 2010

dia 2: cap de creus


Dev’esserci qualche forma ancestrale di feeling che si ripristina, una specie USB biologica che ci ricollega a quando il ritmo della Terra era il nostro. Perché altrimenti non mi spiego come mai i miei occhi si aprano da soli, improvvisamente lucidi dopo una notte breve passata sugli scogli, e lo facciano proprio al momento giusto. Apro la porta della tenda e guardo verso est le rocce scendere a bagnarsi nel mare. Sull’orizzonte, dove le acque sono una linea, è seduta un’aurora di pesca. Faccio qualche passo verso la riva, come se la bellezza dipendesse dalla distanza.

È allora che sorge. Silenzioso e maestoso. Piccolo spicchio all’inizio che rapidamente abbandona il mare per divenire un cerchio di luce.

Ci avviciniamo all’acqua, fredda e cristallina, mentre le pietre riprendono lentamente il loro colore. Qualcuno scende lungo le creste rocciose, si libera di ogni vestito, e si tuffa.

Intorno regna il silenzio ritmato dal respiro del mare, dalle traiettorie solitarie dei gabbiani.

Nessun commento: