giovedì 7 ottobre 2010

dia 2: cap de creus_2



Ok. Abbiamo calcolato male il caldo, la fatica, la distanza. Ma soprattutto una cosa. L’acqua.

È da ore che siamo in cammino sotto il sole cocente di agosto nella riserva naturale del Cap de Creus e non abbiamo ancora individuato il cammino ufficiale. Continuiamo a perdere la direzione, a vagare per brulli promontori che si fiondano in mare. Le segnalazioni sono praticamente assenti, il caldo ci cuoce le teste, gli zaini tirano sulle spalle, sulle clavicole. Non abbiamo cibo per ristorarci a pranzo, e l’unico centro abitato che incontreremo sarà la meta finale, stasera, a Port de la Selva. Una sorta di miraggio ancorato nella baia più grande prima della Francia.

Le borracce sono praticamente alla fine quando vediamo sull’approssimativa cartina turistica che se effettuiamo una deviazione di meno di un’ora possiamo raggiungere una piccola caletta in cui sembra ci sia una spiaggetta e la possibilità di bagnarci. Assillati dal caldo cocente e dal desiderio di refrigerio decidiamo di provare. La discesa lungo un sentiero non segnato verso una meta ignota che neppure fa parte del nostro cammino trasforma i nostri passi in una sorta di attesta speranzosa.

Finchè la vediamo. Una caletta cristallina di sassi chiari, con qualche motoscafo ancorato a pochi metri dalla riva. Buttiamo gli zaini a terra, togliamo le scarpe, le magliette e i pantaloni e ci fiondiamo finalemente in acqua.

Lo shock è istantaneo. L’acqua è ghiacciata. Freddissima e cristallina come acqua di fonte. Tanto da togliere il respiro. Un tuffo veloce e riemergiamo. Bagnati e contenti ci sediamo di fronte al mare e all’orizzonte. E mentre intorno a noi continuano ad arrivare turisti francesi che non si curano minimamente di due campeggiatori che fanno il bagno in mutande, pranziamo con i pandistelle rimasti dalla colazione.

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