Corro. Qui a China Town è capodanno, ma non se ne accorge nessuno.
Mi lascio scorrere i padiglioni industriali a lato infilandomi nella nebbia, senz’altra direzione che il “più fuori possibile”. Ed è passando di qui, tra edifici delle nuove periferie, padiglioni industriali e strade senza vita, che mi si chiarisce l’affetto che provo per questi posti. Mondo ai confini tra selvatico ed addomesticato, tra costruito e naturale. Luoghi dove l’imprevisto è ancora la norma, dove l’ordine deve essere labile per sopravvivere. Dove il tempo passa ancora sugli oggetti ed i suoi solchi sono memoria del passato.
Un mondo di degrado, di assenza di socialità, di povertà. Dove l’uomo può ancora essere bestia tra bestie, anello elevato di una catena millenaria.
È la sintonia con il mio mondo interiore. Con lo scuro della mia anima macchiata di fondi di caffè.
Nessun commento:
Posta un commento