Entriamo nell'osteria
ma Irene ed il suo amico non sono contenti.
Dopo mesi
che sono a Bologna i ragazzi baschi, che non hanno ancora imparato a comunicare
in italiano, escono per la prima volta nella zona del Pratello. Reduci da un
quarto d'ora nel quale non hanno perso occasione di lamentarsi del modo
selvaggio che hanno gli italiani di guidare, dell'assoluta impossibilità di muoversi
in bicicletta, della lontananza dei bar rispetto a dove ci eravamo ritrovati, del
fatto che non ci siano bevande tipiche della città, pronti a fiondarsi in un
bar dove continuare ad alzare vorticosamente il loro tasso alcolico, si
ritrovano invece, per errore, in un'osteria semivuota. I ragazzi non si
preoccupano di mascherare il loro disappunto, ironizzando sul fatto che non
sarebbero mai entrati in un posto del genere dove non possono ordinare nessun
superalcolico, dove sono costretti a stare seduti. Deridono l'amaro che viene
loro portato (non è un chupito e non è un cubata), il fatto che beviamo birra e
vino invece che cocktail, il fatto che si parli piuttosto che..
Ci spostiamo
nel bar seguente per cercare di dargli corda, ma anche qui non si lasciano
sfuggire l'occasione per sfottere gli shot che gli vengono proposti, il prezzo
dell'alcol.
Prendono posto
di fianco a me. La signora, una bambina di cinquant'anni avvolta in un foulard
a pois, si premura che i viaggiatori intorno a lei capiscano che la figlia
andrà per un semestre a studiare in Irlanda, dopo l'estate. La ragazzina controlla
ossessivamente lo smartphone da sotto il trucco mentre non si cura di
nasconderci la musica che sta ascoltando dai suoi auricolari bianchi.
- Spero almeno che non sia una scuola solo
femminile.
- Beh,
perchè, cosa credi di andare a fare là?
Inforcati gli
occhiali e impugnato lo smartphone la madre esplora il sito della scuola.
- Ahahah. Guarda
che divisa che dovrai avere!
- Mamma mia.
Che brutta gonna. E poi quel maglione, di quel colore! Ma perchè devo avere la
divisa?
- Pensa che
faccia farebbero se arrivassi vestita così - scherza alludendo ai pantaloni
appositamente bucati e lisi ed alla canotta succinta.
- E poi
perchè devo mettere per forza le scarpe nere? - si lamenta, dimentica delle
scarpe nere lucide che indossa al momento.
- Questa è
la direttrice. E questa la scuola.
- Oh dio. Guarda
qui. Ma sono tutte brutte le irlandesi! Cioè, no dai, non sono brutte, sono ...
grosse. E bianche.
- Questo qui
è il paesino. Tutto prati verdi e vacche. Vedrai che finirai a mangiare patate
tutti i giorni!
- Dai, mamma!
Ma se è così terribile perchè dovrei andare?
- Perchè -
dice la madre ridendo della propria battuta - io ho già pagato!
Sono sempre
più insofferente a chi si abbevera della cultura altrui senza cercare di
capirla, armandosi unicamente di spirito di superiorità. Criticandone gli
aspetti senza pensare che, spesso, le proprie consuetudini non sono migliori di
quelle del Paese ospitante, ma semplicemente diverse, e dimenticando
completamente il fascino dell'Altro. Una mancanza di spirito adattivo, di vera
curiosità, di animo costruttivamente critico, di capacità di osservazione e
comprensione.
La lamentela
costante, così come il continuo negarsi ad esperienze differenti, non
nascondono altro che un'insicurezza profonda ed il tentativo di giustificare,
denigrando le alternative, la propria condotta. Ed in fondo, quindi, la propria
vita.
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