martedì 27 maggio 2014

superiorità



Entriamo nell'osteria ma Irene ed il suo amico non sono contenti.
Dopo mesi che sono a Bologna i ragazzi baschi, che non hanno ancora imparato a comunicare in italiano, escono per la prima volta nella zona del Pratello. Reduci da un quarto d'ora nel quale non hanno perso occasione di lamentarsi del modo selvaggio che hanno gli italiani di guidare, dell'assoluta impossibilità di muoversi in bicicletta, della lontananza dei bar rispetto a dove ci eravamo ritrovati, del fatto che non ci siano bevande tipiche della città, pronti a fiondarsi in un bar dove continuare ad alzare vorticosamente il loro tasso alcolico, si ritrovano invece, per errore, in un'osteria semivuota. I ragazzi non si preoccupano di mascherare il loro disappunto, ironizzando sul fatto che non sarebbero mai entrati in un posto del genere dove non possono ordinare nessun superalcolico, dove sono costretti a stare seduti. Deridono l'amaro che viene loro portato (non è un chupito e non è un cubata), il fatto che beviamo birra e vino invece che cocktail, il fatto che si parli piuttosto che..
Ci spostiamo nel bar seguente per cercare di dargli corda, ma anche qui non si lasciano sfuggire l'occasione per sfottere gli shot che gli vengono proposti, il prezzo dell'alcol.

Prendono posto di fianco a me. La signora, una bambina di cinquant'anni avvolta in un foulard a pois, si premura che i viaggiatori intorno a lei capiscano che la figlia andrà per un semestre a studiare in Irlanda, dopo l'estate. La ragazzina controlla ossessivamente lo smartphone da sotto il trucco mentre non si cura di nasconderci la musica che sta ascoltando dai suoi auricolari bianchi.
- Spero almeno che non sia una scuola solo femminile.
- Beh, perchè, cosa credi di andare a fare là?
Inforcati gli occhiali e impugnato lo smartphone la madre esplora il sito della scuola.
- Ahahah. Guarda che divisa che dovrai avere!
- Mamma mia. Che brutta gonna. E poi quel maglione, di quel colore! Ma perchè devo avere la divisa?
- Pensa che faccia farebbero se arrivassi vestita così - scherza alludendo ai pantaloni appositamente bucati e lisi ed alla canotta succinta.
- E poi perchè devo mettere per forza le scarpe nere? - si lamenta, dimentica delle scarpe nere lucide che indossa al momento.
- Questa è la direttrice. E questa la scuola.
- Oh dio. Guarda qui. Ma sono tutte brutte le irlandesi! Cioè, no dai, non sono brutte, sono ... grosse. E bianche.
- Questo qui è il paesino. Tutto prati verdi e vacche. Vedrai che finirai a mangiare patate tutti i giorni!
- Dai, mamma! Ma se è così terribile perchè dovrei andare?
- Perchè - dice la madre ridendo della propria battuta - io ho già pagato!

Sono sempre più insofferente a chi si abbevera della cultura altrui senza cercare di capirla, armandosi unicamente di spirito di superiorità. Criticandone gli aspetti senza pensare che, spesso, le proprie consuetudini non sono migliori di quelle del Paese ospitante, ma semplicemente diverse, e dimenticando completamente il fascino dell'Altro. Una mancanza di spirito adattivo, di vera curiosità, di animo costruttivamente critico, di capacità di osservazione e comprensione.
La lamentela costante, così come il continuo negarsi ad esperienze differenti, non nascondono altro che un'insicurezza profonda ed il tentativo di giustificare, denigrando le alternative, la propria condotta. Ed in fondo, quindi, la propria vita.

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