martedì 2 settembre 2008

il torrione nord


Fuori c'è ancora l'aria dell'estate.
Ci sono le voci dei bambini nella notte, i rumori delle case che se ne escono dalle finestre aperte, i vestiti che lasciano nudo il tuo corpo. Nella tana del divertimento, nella capitale dello sballo estivo, nella giostra delle ore notturne, non sono le luci stroboscopiche a togliermi il sonno, ma il baluginare di una piccola abadjour da tavolo.
Già. Perchè questa estate è stata diversa dal solito.

E' stata molto diversa da come me l'aspettavo.
E ancora l'amaro non se n'è andato del tutto.

Ci sono momenti in cui i nostri castelli crollano. Come dice Baricco, non sai perchè, ma un bel giorno, come se l'avesse deciso molto tempo prima, come se un giorno si fosse messo lì, a stabilirlo, giorno e ora, un giorno il quadro cade. Così, allo stesso modo, le fortezze crollano.
Sei ancora lì che stai finendo di costruire il torrione nord, respirando la brezza serale, con negli occhi l'orgoglio per il tuo castello, quando ti accorgi che le mura stanno crollando.
Franando.

Sono colpi.
Ma a volte c'è di peggio.

Stai pascolando tranquillamente le tue pecore, seduto all'ombra di una grande magnolia con un filo d'erba trai denti. Ogni tanto fai volare qualche soffione nell'aria, dai un nome alle nuvole, racconti storie al tuo gregge. E non pensi d'essere contento. Non ti passa neppure per la testa di fartela questa domanda. Semplicemente lo sei.
Mentre sei lì, col tuo soffione che impollina il vento, arriva una contadina. Porta i capelli raccolti sulla testa e veste semplici abiti contadini. Si siede accanto a te e ti dice: Ti ho portato il pranzo. Colpito da tanta gratuità fai accomodare la ragazza e cominciate a mangiare. E, inconsciamente, le apri la prima porta. Il pranzo continua con vino, carne, dolci. Le parole si susseguono senza sforzo, fluide e attraenti. E le tue porte continuano ad aprirsi, una dopo l'altra. Cominci a pensare che non vorresti che se ne andasse. Ma proprio mentre questo pensiero prende forma dentro di te lei si alza, raccoglie la tovaglia con gli avanzi e ti dice: Ti aspetto questa sera al castello.
Il castello? Oh mio Dio, il castello! Non ci posso credere...
Mai avevi pensato di poter entrare dentro al castello e invece... e invece questa sera sei stato invitato alla festa del castello!
Con le interiora in rivolta ti prepari, selli il tuo somaro, lavi i tuoi piedi nel ruscello, metti la camicia che una volta era del nonno. Man mano che ti avvicini senti l'emozione salire e la testa riempirtisi di immagini. In realtà non sai nemmeno bene cosa aspettarti, visto che a castello non ci sei mai stato, ma sai che sarà meraviglioso.
Ecco.
Mentre sei lì, con un cuore che sta imparando a palpitare, con nella testa desideri che non erano tuoi, con nelle mani un'energia che non speravi e tra le ascelle una grande commozione, ecco che lo vedi. Vedi il muratore, lassù, sulla torre nord, sgranare gli occhi mentre ancora tiene in mano una grossa pietra sbozzata. Ti stai avvicinando e le vedi, di lontano. Le mura. Franare.

Non so se riuscite ad immaginarvi.
Non so se si riesce a intuire la violenza della delusione di desideri nuovi e non nostri.

Eppure.
Eppure quest'aria mi conforta questa sera. Mi fa pensare agli occhi devastati di un giovane allevatore di pecore. Mi fa pensare allo sconforto di un vecchio muratore.
Sì. Perchè i castelli crollano.
Passerà il tempo e il muratore sarà nuovamente lì, sul torrione est questa volta, a alzarlo nuovamente verso il cielo. Perchè? Forse perchè è un muratore, ed è per questo che è nato. O forse perchè chi sta sulle mura ancora non ha perso la speranza di poter risorgere dai suoi crolli.
Lasciare spazio allo sconforto, ma poi ricominciare a costruire.
L'importante è non smettere di crederci.

2 commenti:

isterika ha detto...

...e se la vedessimo da un'altra prospettiva? (come i fogli di anne frank sul pavimento del rifugio, visti da miep subito e raccontati dal padre poi). Credi sia possibile che sia stata una gran fortuna non inoltrarsi in un castello dalle fondamenta marce? Forse l'acqua del fossato le aveva infiltrate fino a sfaldarle e se fossi entrato ti sarebbe crollato tutto addosso. Ti sei salvato. Oppure può essere che non era quello il castello? Che tu l'abbia creduto solo perchè non conoscevi che quello, ma invece più su, dietro il bosco ce n'era un'altro? Lo so, le pecore non amano passare attraverso i boschi, temono le ombre, i rumori, i giochi di prestigio della natura... allora costruiremo uno steccato, robusto, compreremo un cane che possa badare loro e tu potrei andare più in là... che dici può essere?

Amélie ha detto...

penso che DEVE essere così.
penso che esiste un castello qua nei dintorni che da tempo cerca un pecoraio esperto. forse non lo sanno neppure di averne bisogno, ma è così.
però questo non toglie la delusione, incredibile e cocente, di un sogno che si accartoccia e prende fuoco, per sparire definitivamente