domenica 14 settembre 2008

il torrone no(rd)


È vero. A volte è proprio dura da masticare questa vita.
Mentre punto la macchina verso sud penso che non voglio andare a dormire. Che voglio fare tardi. Si, questa notte voglio proprio fare tardi. Qualsiasi scusa è buona pur di non tornare presto a stendersi su quel letto che ormai sento sofferente. Vorrei prendere le rotonde su due ruote, penso mentre alzo il volume dell’autoradio. L’adrenalina mi sale alla testa e vorrei tanto che ci fosse il crucco, lui sì che saprebbe come risollevare le sorti di questa serata.
Vorrei tornare a casa che il sole è già alto, con il freddo del mattino autunnale nelle membra. Strappare la correttezza di questa serata e travolgerla fino a che il mondo, quello che ogni giorno ricomincia, riapra gli occhi. E allora, solo allora, dargli il cambio, e andare a letto senza salutare. Guardare gli occhi nello specchio e vederli rossi e crepati. Affogare il sonno nel cuscino.
In questi momenti la violenza su se stessi è un palliativo perfetto. Sentire di starsi facendo del male è confortante, produce una sorta di coscienza del nostro esserci, e del nostro essere carne e pensiero, umani. Come se il dolore potesse renderci più vicini al cuore delle cose e di noi stessi. Che poi, domani, quando conteremo le cicatrici un sorriso di soddisfazione taglierà la nostra espressione sconsolata.

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