E anche quest’anno c’è stata la Biennale.
Guardo i Giardini all’uscita e penso a come molto di quello che ho visto motivi la fama di ciarlatani che hanno gli architetti nel mondo. Fumo negli occhi. Insomma, la giustificazione all’esistenza di un personaggio come Fuffas.
Quel che mi porto a casa non sono le pur belle architetture in cartone, o la provocatoria Singletown (la cosa migliore che ho visto. Su tutti la tendina con le sagome disegnate,che fa sembrare che in casa ci sia qualcuno, e la gonna che si gonfia e ci circonda, per isolarsi dal mondo).
Bensì una mandria spersa e sudata di persone che inspiegabilmente correvano per le strade della città lagunare, con appiccicato sul petto un numero e sul polso una cartina. Sagome che si affannavano a cercare chissà cosa in quel dedalo di vicoli senza criterio. Bambine, ragazze in jeans, anziani, boy scout. Tutti alla caccia di qualcosa nascosto nelle viscere della città più romantica al mondo.
Alla fine abbiamo scoperto essere una gara di orientamento dove i gruppi partivano da diversi punti della città, scaglionati, con diversi percorsi, per trovare nell’ordine gli 8 check-point nascosti. Il tutto immerso nella folla elegante di una domenica mattina di novembre e nell’incoerenza urbanistica di Venezia.
Uno spasso. Avrei voluto proprio partecipare. Una caccia al tesoro nella giungla urbana.
Altro che Biennale.
Guardo i Giardini all’uscita e penso a come molto di quello che ho visto motivi la fama di ciarlatani che hanno gli architetti nel mondo. Fumo negli occhi. Insomma, la giustificazione all’esistenza di un personaggio come Fuffas.
Quel che mi porto a casa non sono le pur belle architetture in cartone, o la provocatoria Singletown (la cosa migliore che ho visto. Su tutti la tendina con le sagome disegnate,che fa sembrare che in casa ci sia qualcuno, e la gonna che si gonfia e ci circonda, per isolarsi dal mondo).
Bensì una mandria spersa e sudata di persone che inspiegabilmente correvano per le strade della città lagunare, con appiccicato sul petto un numero e sul polso una cartina. Sagome che si affannavano a cercare chissà cosa in quel dedalo di vicoli senza criterio. Bambine, ragazze in jeans, anziani, boy scout. Tutti alla caccia di qualcosa nascosto nelle viscere della città più romantica al mondo.
Alla fine abbiamo scoperto essere una gara di orientamento dove i gruppi partivano da diversi punti della città, scaglionati, con diversi percorsi, per trovare nell’ordine gli 8 check-point nascosti. Il tutto immerso nella folla elegante di una domenica mattina di novembre e nell’incoerenza urbanistica di Venezia.
Uno spasso. Avrei voluto proprio partecipare. Una caccia al tesoro nella giungla urbana.
Altro che Biennale.
4 commenti:
bah, ho proprio voglia di commentarmi da solo.
bella sta foto. mi piace proprio..
mh..ma dimmi una cosa: sei di Venezia o dintorni, o sei arrivato alla mostra in visita?!
nella città dove tutto è un'altra cosa, dove le regole diventano possibilità e la vita un intreccio, come quelle calli..
ciao stefi.
non sono di Venezia, sono romagnolissimo. sono andato in trasferta giusto un giorno per vedere la Biennale. e per scoprire questa genialata che il comune si è inventato. ti saresti divertita anche tu, te lo garantisco.
io avrei voluto essere quell'anziana bambina in blue jeans che ammiccava dall'angolo tra il check point 3 e 5 . incoerentemente romantica.
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