Espero que hayas sido bueno, porqué este año Papa Noel lleva regalos RAROS...
mercoledì 24 dicembre 2008
giovedì 11 dicembre 2008
dal mio muretto
Ci sono giorni in cui pensi che qualcuno stia bombardando la tua vita. Non perché la tua, precisamente, stia andando a pezzi, ma perché a farlo sono quelle dei tuoi amici. E li vedi crollare, lì intorno a te.
Oggi era uno di quei giorni.
Buum!
Uno dopo l’altro, notizie dal fronte che arrivano tramite telefono o msn.
Oggi era uno di quei giorni.
Buum!
Uno dopo l’altro, notizie dal fronte che arrivano tramite telefono o msn.
I caduti oggi sono stati numerosi, comandante.
Mi domando se sono io che porto sfiga.
E allora mi appoggio al mio muretto, prendo fiato, e raccolgo i pezzetti.
E allora mi appoggio al mio muretto, prendo fiato, e raccolgo i pezzetti.
tropa de elite
A volte la guerra è la condizione naturale su cui si adagia la vita di molte persone. Un equilibrio scritto col sangue di molti. Un film crudo, duro e spietato, su una realtà dove armi, violenza e droga sono la quotidianità, e l’onestà un rischio assicurato. La corruzione non è che il tentativo di salvarsi da una morte certa.
sabato 6 dicembre 2008
il segno dei pesci
Stavo in piedi, a prua del traghetto, col mio zainetto della Seven ben allacciato sulla schiena. Guardavo davanti a me, con gli occhi ancora pieni di sonno, e non riuscivo a crederci. La Laguna. La famosissima Laguna. Dov’era finita?
Intorno non vedevo altro che densa e lattiginosa nebbia. Non era possibile. Ci eravamo svegliati presto per andare a visitare la magnifica città di Venezia, e cosa troviamo al suo posto? Una città di sfuocate sagome biancastre. Una profonda delusione stava avendo il sopravvento su di me.
Senza rendermene conto qualcosa di questa rabbia triste mi dovette uscire dalle labbra perché un amico, che mi avrebbe accompagnato poi per lunghi anni, mi disse: la nebbia fa parte di Venezia. È parte del suo clima, della sua atmosfera, del suo mito.
Era una gran scusa di merda, questo era chiaro. Ero un bambino, e volevo vedere la città sotto il sole, il resto non importava. Eppure era vera. Quel giorno mi si sbloccò qualcosa dentro, e non solo perché cominciai ad afferrare il fascino di uno degli altri volti di questa città evanescente e misteriosa, romantica e immaginaria.
Intuii che non solo quello che entra in una macchina fotografica vale la pena di essere vissuto. Ciò che non è come desideriamo non necessariamente costituisce una delusione. Il valore delle cose molte volte è una questione di prospettiva. Basta cambiare leggermente l’angolo di vista, e ciò che era assurdo diviene affascinante. Gli si può dare poi un nome di città o di donna. Ma il trucco resta lo stesso. Trovare la prospettiva giusta. E allora vedremo pesci librarsi nel cielo.
(Stasera la nebbia ha preso possesso della città. Nasconde le case dietro agli scheletri umidi degli alberi, le macchine dentro due bolle anabbaglianti. E questa notte, la città, mi sembra finalmente bella.)
Intorno non vedevo altro che densa e lattiginosa nebbia. Non era possibile. Ci eravamo svegliati presto per andare a visitare la magnifica città di Venezia, e cosa troviamo al suo posto? Una città di sfuocate sagome biancastre. Una profonda delusione stava avendo il sopravvento su di me.
Senza rendermene conto qualcosa di questa rabbia triste mi dovette uscire dalle labbra perché un amico, che mi avrebbe accompagnato poi per lunghi anni, mi disse: la nebbia fa parte di Venezia. È parte del suo clima, della sua atmosfera, del suo mito.
Era una gran scusa di merda, questo era chiaro. Ero un bambino, e volevo vedere la città sotto il sole, il resto non importava. Eppure era vera. Quel giorno mi si sbloccò qualcosa dentro, e non solo perché cominciai ad afferrare il fascino di uno degli altri volti di questa città evanescente e misteriosa, romantica e immaginaria.
Intuii che non solo quello che entra in una macchina fotografica vale la pena di essere vissuto. Ciò che non è come desideriamo non necessariamente costituisce una delusione. Il valore delle cose molte volte è una questione di prospettiva. Basta cambiare leggermente l’angolo di vista, e ciò che era assurdo diviene affascinante. Gli si può dare poi un nome di città o di donna. Ma il trucco resta lo stesso. Trovare la prospettiva giusta. E allora vedremo pesci librarsi nel cielo.
(Stasera la nebbia ha preso possesso della città. Nasconde le case dietro agli scheletri umidi degli alberi, le macchine dentro due bolle anabbaglianti. E questa notte, la città, mi sembra finalmente bella.)
venerdì 5 dicembre 2008
c'è chi sale
È sempre facile quando le fatiche sono quelle degli altri. Quando sei lì a guardare qualcuno salire le sue scale, per arrivare in cima. Perché puoi credere in lui, sperare nella sua riuscita, ma poi in fondo tu te ne resti al caldo e tranquillo, perché non è tuo il rischio di cadere.
Pensare che i vari passi altrui siano semplici solo perché già fatti, o per stima nei confronti di chi li deve affrontare. Dare per scontato un successo, restar delusi da una caduta.
L’ironia ha descritto in vari modi il nostro modo di comportarci. Armiamoci e partite. Sono tutti froci col culo degli altri. Ma al di là delle parole resta che ognuno ha le sue salite, e per ognuno i propri gradini sono faticosi. Che lo dimostri, poi, è un altro paio di maniche.
Pensare che i vari passi altrui siano semplici solo perché già fatti, o per stima nei confronti di chi li deve affrontare. Dare per scontato un successo, restar delusi da una caduta.
L’ironia ha descritto in vari modi il nostro modo di comportarci. Armiamoci e partite. Sono tutti froci col culo degli altri. Ma al di là delle parole resta che ognuno ha le sue salite, e per ognuno i propri gradini sono faticosi. Che lo dimostri, poi, è un altro paio di maniche.
martedì 2 dicembre 2008
orario invernale
Il treno scorre imperturbabile, scrivendo la sua linea liscia nella notte. Lascio la grandine ed i fulmini fuori e attraverso incosciente l’Appennino. La musica elettronica fluisce nelle mie orecchie e annulla il tempo, confonde lo spazio, disegnandolo coi suoi ritmi onirici. In un mondo orfano dei suoi suoni nulla entra in contatto col mio mondo interiore, riducendosi ad un teatro muto e senza sipario.
Nella piccola stazione di cambio, nella notte, l’unica cosa che si muove è il vento sui binari e su di me. Sono solo, confortato dal silenzioso freddo. Penso che arriverò tardi a destinazione, e sicuramente avrò fame. Allora prendo il telefono e chiamo.
Nella piccola stazione di cambio, nella notte, l’unica cosa che si muove è il vento sui binari e su di me. Sono solo, confortato dal silenzioso freddo. Penso che arriverò tardi a destinazione, e sicuramente avrò fame. Allora prendo il telefono e chiamo.
È bello sapere che, in qualsiasi delle tante città che sono casa vostra, e quindi casa mia, a qualsiasi ora e giorno, posso contare su qualcuno che mi accolga, mi venga a raccattare in stazione e mi faccia compagnia davanti ad una cena di mezzanotte. Che ci sia qualcuno a dare ordine a questo treno senza orario.
Iscriviti a:
Post (Atom)