Perché poi il problema è sempre lo stesso. Capire dove sta il confine. Riuscire a scorgerlo e sapere da quale parte della linea siamo finiti. Certo, la soglia non è così netta e definita, non ci sono porte decorate che separano la luce dall’ombra. Ma non significa che il confine non esista.
È una piccola soddisfazione scegliere il male minore. Quando in ballo ci siamo noi e il nostro futuro una scelta in base al “male minore” non può che lasciarci contenti a metà. Una metà di noi si mette l’animo in pace e si tranquillizza, assumendo le condizioni avverse come necessarie e, crogiolandosi nell’idea che ciò che non può essere cambiato vada accettato, ritrova il suo sonno. L’altra metà invece continua a vedere il compromesso come tale, e continua a dibattersi per tentare di uscirne. La domanda è: chi sta nel giusto? chi vince in questo gioco della vita? Chi lotta costantemente per qualcosa in più o chi riesce a godere di quel che ottiene?
Onestamente penso che l’unica risposta sia guardarci in faccia. Chi, aprendo la carta d’identità della propria anima, può mostrare la foto sorridente ha vinto.
Forse, in fondo, il confine tra illusione e sogno sta proprio lì. Nel credere ancora di poterli raggiungere.
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