martedì 29 dicembre 2009

percolo

Gli occhiali sempre più sommersi dalla pioggerella fine sono un vestito psichedelico che cancella la strada e la trasforma nel festival delle palle stroboscopiche. Attraverso gli strass dei riflessi sfilano ballerine le sagome delle auto. Uno sbuffo di vapore evade da un tombino, come se una piccola New York si fosse nascosta nelle viscere di Bologna, pronta a salpare nelle luci della notte.

In fondo sono proprio questi momenti di assurda vagabondìa notturna a riportarmi in contatto con le cose. Dopo ore spese a perdere diottrie inseguendo i bit sullo schermo, il battito cardiaco finalmente rallenta, torna a sincronizzarsi con il respiro. La pioggia ed il freddo riacuiscono i sensi, fanno penetrare le sensazioni sotto la scorza dura della pelle e degli occhi, impiccano la realtà su di me.

Sono uno scolapasta. Sono uno scolapasta. Le cose mi passano attraverso e non riesco ad afferrarle. Percolano su di me, stagno e lucente. Poi me ne accorgo. Tappo qualche foro, con della pasta, qualche tortiglione. Ma percolo, pericolosamente percolo.

Nessun commento: