sabato 28 agosto 2010

dia 1: il faro



Guardo fuori il cielo diventare scuro e l’acqua farsi minaccia senza fondo; i Pirenei tuffarsi all’orizzonte nel Mediterraneo.

Intorno muri da montagna, aria di rifugio. Tavoli, panche, bancone, pareti tutto è in legno chiaro, intagliato, artigianale. Eppure il nostro rifugio ha un’identità ben diversa. È il faro che protegge la punta più orientale di tutta la penisola iberica. L’unico elemento della presenza dell’uomo nel Cap de Creus, riserva naturale in cui promontori che vorrebbero essere montagne risalgono dalle acque cristalline e ricche di vita del mare per arenarsi sul continente.

Sorrido, pensando all’ironica ciclicità degli eventi. A come l’anno scorso abbia cominciato a camminare da un punto a caso, nel centro del Paese , per concludere poi sull'Oceano, sotto il faro che presidia il capo più a ovest della penisola iberica; oggi mi ritrovo invece a cominciarne un altro, di Cammino, proprio sotto al faro est per terminare poi nel continente.

Sul nostro tavolo, tra cartine del parco, del Cammino, della provincia, arriva una teglia da forno con un branzino grosso come un braccio. Tutto intorno un prato di patate e pomodori.

Usciamo e ci dirigiamo verso la punta estrema, lungo i promontori rocciosi a forma di croce che danno il nome a questo luogo. Piove leggermente e questo ci autorizza, agli occhi delle eventuali autorità, a ripararci, accamparci. Scendiamo verso la massa scura del mare e piantiamo la tenda in un luogo riparato dal vento, con l’apertura rivolta all'ipotetico est. Il vento risale il pendio scuotendo la tenda nella notte, mentre la pioggia tamburella il suo blues sulle nostre teste.

E il sonno arriva, senza fatica né paura.

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