giovedì 26 giugno 2008
martedì 17 giugno 2008
donde habita el olvido - JS
Cuando se despertó,
no recordaba nada
de la noche anterior,
"demasiadas cervezas",
dijo, al ver mi cabeza,
al lado de la suya, en la almohada...
y la besé otra vez,
pero ya no era ayer,
sino mañana.
Y un insolente sol,
como un ladrón, entró
por la ventana.
El día que llegó
tenía ojeras malvas
y barro en el tacón,
desnudos, pero extraños,
nos vio, roto el engaño
de la noche, la cruda luz del alba.
Era la hora de huir
y se fue, sin decir:
"llámame un día".
Desde el balcón, la vi
perderse, en el trajín
de la Gran Vía.
Y la vida siguió,
como siguen las cosas que no
tienen mucho sentido,
una vez me contó,
un amigo común, que la vio
donde habita el olvido.
La pupila archivó
un semáforo rojo,
una mochila, un peugeot
y aquellos ojos
miopes
y la sangre al galope
por mis venas
y una nube de arena
dentro del corazón
y esta racha de amor
sin apetito.
Los besos que perdí,
por no saber decir:
"te necesito".
Y la vida siguió,
como siguen las cosas que no
tienen mucho sentido,
una vez me contó,
un amigo común, que la vio
donde habita el olvido.
Quando si svegliò
non ricordava niente
della notte anteriore,
“troppe birre”,
disse, al vedere la mia testa,
a lato della sua, sul cuscino …
e la baciai un’altra volta,
però ormai non era ieri,
bensì domani (mattina).
E un sole insolente,
come un ladro, entrò
attraverso la finestra.
Il giorno in cui arrivò
aveva occhiaie color malva
e fango sul tacco,
nudi, ma estranei,
ci vide, rotto l’inganno
della notte, la cruda luce dell’alba.
Era l’ora di fuggire
E se ne andò, senza dire:
“chiamami un giorno”.
Dal balcone la vidi
perdersi nel viavai
della Gran Via.
E la vita andò avanti
come vanno avanti le cose
che non hanno molto senso,
una volta mi raccontò
un amico comune, che la vide
dove abita l'oblio.
La pupilla registrò
un semaforo rosso,
uno zaino, una Peugeot
e quegli occhi
miopi
e il sangue al galoppo
attraverso le mie vene
e una nube di sabbia
dentro il cuore
e questa serie di amori
senza appetito.
I baci che persi,
per non saper dire:
“ho bisogno di te”.
E la vita andò avanti
come vanno avanti le cose
che non hanno molto senso,
una volta mi raccontò
un amico comune, che la vide
dove abita l'oblio.
freedom
Caffè, città, colline. Notti, film, birre e ancora notti.
Mattine orfane dei suoni delle sveglie (aah! Che liberazione!). Giornate che iniziano quando gli occhi si aprono.
Piante carnivore. Rosmarino, basilico, salvia.
Telefoni che suonano, pranzi, panini, schiacciate.
Il prato della facoltà, il bar, la pizzeria.
Mi godo gli ultimi istanti di anarchia, prima che la vita arrivi a segnarmi con il suo pentagramma di ordini.
E, in questo mare, ci si sta proprio bene.
lunedì 16 giugno 2008
venerdì 13 giugno 2008
semplicemente difficile
giovedì 12 giugno 2008
pollicini della settimana
strano quest'idea che le cose passate tu le veda davanti e nn dietro
mete e non tappe passate
è strano k uno metta davanti degli obiettivi
e poi li voglia raggiungere
cioè
mi sembra come tirare il sassolino
e giocare alla settimana
ma quello che hai messo nn è futuro
è passato
cioè
erano obiettivi in passato
ma ora sono solo passato
no?
si..
cioè
cose k uno vuole raggiungere
se li mette li davanti
poi qnd li raggiunge..
beh
dice
e ora?
si
tu credi
che ci sia qlcosa
..sai già cosa intendo..
che quando arrivi
poi
nn ti viene + da dirlo?
esiste?
mm
mi sorpresi con il primo esame
a dire
e ora?
dopo
semplicemente
nn lo dici +
però la domanda sta sempre li
da qlche parte
solo k sa k forse
è meglio nn uscire
ma arriverà qualcosa
o qualcuno?
che poi la domanda esce e dice
mah, non è il mio posto, nn servo più
lui l'ha trovata la risposta
vado da qualcunaltro
è sempre quello, nella vita
diego el cigala & bebo baldes - veinte años
¿Qué te importa que te ame
Si tú no me quieres ya?
El amor que ya ha pasado
No se debe recordar.
Fui la ilusión de tu vida
Un día lejano ya
Hoy represento al pasado
No me puedo conformar
Hoy represento al pasado
No me puedo conformar
Si las cosas que uno quiere
Se pudieran alcanzar
Tú me quisieras lo mismo
Que veinte años atrás.
Con qué tristeza miramos
Un amor que se nos va
Es un pedazo del
Alma que se arranca sin piedad.
lunedì 9 giugno 2008
pollicini
Sono piccole briciole di Pollicini impazziti, che lanciano tracce davanti a sé, desiderando poi di arrivare a raccoglierle.
Sono tappe, persone, eventi, situazioni, follie, errori. Mettiamo davanti a noi tante cose e poi le raccogliamo, collezionandole.
E guardi le briciole cadere e sciogliersi, nel gorgo che ti inghiotte. E dici:
pelle bianca su spiagge bianche
Alzo la tavoletta verde del cesso, e mentre scarico le ventra mattutine chiamo.
- Bonjour. Stavi dormendo? Tra un’ora siamo da te. Preparati.
Il mondo tedesco stipato nel nostro studio si sveglia pian piano. Come una mandria di nomadi erranti ci riversiamo sui tavolini del bar, intrecciando inglese e italiano. Mentre gli altri si preparano io e Michi togliamo la multa dal parabrezza e parcheggiamo di fronte a casa.
Dopo qualche ora di strada arriviamo alle spiagge bianche di Rosignano Solvay, dove il bicarbonato delle industrie ha trasformato la costa toscana in quella improvvisamente esotica di un paese caraibico. Michi lega le birre ad una boa, per farle raffreddare. Facciamo le foto di rito (qualcuno mi spiega perché sono tutti chinati e io sono perfettamente in piedi, diritto?), disegniamo la spiaggia con il nostro campo da calcetto, arricchiamo il biliardino del bar, BigMichi si porta via un buon numero di birre del chiosco. La piramide umana, il travestito di sabbia.
Si riparte. Mi siedo alla guida del Vito 9 posti scambiandolo per una macchina da rally, e ci lasciamo scorrere intorno la campagna senese, al tramonto. Qualcuno prova a vomitare, al ritmo delle mie curve, ma non ci riesce.
Parcheggiamo sotto le mura ed entriamo a Siena, magnifica città. Entriamo nel ristorante e creiamo scompiglio, invadendo con la nostra Babele di lingue l’aria calma delle volte in mattoni.
Dopo aver salutato piazza del Campo ripartiamo alla volta della città della cupola.
Dopo varie peripezie finiamo alla festa ad Agraria, dove un mare di gente si muove all’ombra della luna, e al ritmo di reggae. Quando il cielo comincia a schiarirsi saliamo in macchina ed andiamo a casa.
Mentre in cucina ci spazzoliamo le ultime patatine alla tortilla qualcuno si infila in qualche letto, qualcuno si scola l’ennesima birra. Con la mattina arriva il sonno e le voci si spengono, pian piano, mentre quel pazzo di Bavaro entra alla Coop per comprarmi una pianta carnivora.
Ma dove cazzo lo trovate, uno così?
lunedì 2 giugno 2008
vecchi difetti
Strane pallottole gli sguardi degli amici, quando affondano il loro giudizio spietato dove sei più debole.
Strani binari le opinioni degli amici, quando pian piano ti portano a cambiare ciò che pensavi, senza scosse.
Strano potere, quello di un amico. Che si infila in quel che hai di più caro senza chiedere permesso.