martedì 16 febbraio 2010

vetro a piombo

Corri corri corri corri. Riempi la tua clessidra, girala, non lasciare che un solo granello riposi per troppo tempo.

Lavora. Lavora fino a essere stanco. Non stanco fisicamente, spossato dall’attività, sfinito dal fare. No. Lavora tanto da essere stanco del lavoro. Tanto da poterti lamentare di non avere tempo. Tanto da vestire la parte della vittima sociale.

Iscriviti a un corso, scegli uno sport, stabilisci giorni nei quali fare cose. Crea una routine che ti permetta di essere sempre di corsa, di avere poco spazio per il silenzio, per la pausa, per te.

Perché quando succede che resti solo, che la sera è vuota e la casa silenziosa. Quando le tue dita non sanno che parole digitare sullo schermo, quando la sensazione di adrenalina da affanno, da rincorsa finisce, .. beh, allora non resti che tu.

Allora ti guardi intorno, sposti l’occhio dalle vetrate che ti ritraggono calciatore, architetto, animale socievole, viaggiatore, cavaliere. Ti allontani e vedi la cornice della tua opera, vedi i grandi muri pesanti e spessi.

E scopri di aver decorato magnificamente le vetrate della tua prigione.

1 commento:

Miriam R. P. ha detto...

Dentro alla prigione addobbata, c’è
l’horror vacui dell’io. Vivere non è un mestiere, e non c’è una lista della spesa da spuntare, per essere a posto con la nostra fame.
Henry Miller chiamerebbe questa prigione splendidamente decorata “l’incubo ad aria condizionata”. Definiva così l’America…corri corri corri come tu dici, dentro a macchine di latta, con i letali confort o con i nostri carnet pieni di fare…e poi? Ma dentro questo grande equivoco a 24 gradi, ci sono sempre delle “insostenibili” dispersioni di temperatura. Il freddo del dolore o il caldo dell’amore. L’altoforno germinante dell’arte. E anche dentro l’attico della soddisfazione borghese, entra talvolta un alone di luna o di luce urbana supplichevole. Oppure il pensiero di qualcuno che ci vuole bene e ci fa desiderare di uscire, spaccare i muri, desertificare tutto per poi far rifiorire il quadrato di mondo dove ci metteremo a sedere soli, in silenzio, a pensare quanto sia bello vivere.