Sarà il vento fresco sulle mani. Sarà l’ebbrezza lieve e l’aria di una precoce primavera. Sarà la bicicletta che sfreccia selvaggia per le vie del centro. In ogni caso il mio corpo ricorda, e queste sensazioni sono associate alle notti di ritorno da via del Corso, il primo anno. Quando a tarda notte inforcavo la bici e scheggiavo per le vie deserte di una Firenze nuda e sonnolenta. L’aria fresca che premeva sul mio viso e sulle mani mentre spingevo sui pedali passando di fianco al duomo, solitario e magnificente, su per piazza San Marco, i viali, il cavalcavia, le Cure, le strade in salita contromano risalendo il Mugnone.
La pelle ha memorie che mi sorprendono.
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