domenica 22 gennaio 2012

da oriente


La stanza è calda, profuma di incenso. Il parquet grezzo corre da parete a parete senza un solo mobile ad ingombrarne il disegno. La superficie liscia delle pareti è tinta di un colore pallido fino alle alte finestre industriali, sottili profili di metallo che abbracciano vetri zigrinati.
Come in preda ad un misterioso imperativo ci raduniamo, ci allineiamo su rettangoli di tessuto, chiudiamo gli occhi, ed iniziamo una danza lenta e armonica. Come branchi di strani esseri umani, ci muoviamo all'unisono, tra le pareti di questo edificio nascosto nelle viscere della città. Fino a perdere i pensieri. O a ritrovarli. Fino a sentire il nostro corpo. O dimenticarlo. Finchè la fretta di un mondo non nostro evapora sostituita da una calma che viene da oriente.

E rialzandomi da terra mi domando se è questo che dovrebbe essere, lo yoga.

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