mercoledì 30 maggio 2012
costellazioni urbane
Seduto chino al lato della pista ciclabile, nel tardo pomeriggio della prima periferia, ha un paio di birre da pochi centesimi a fianco, alcune aperte, altre ancora da inaugurare. Fissa l'asfalto rosso davanti a sè e veste di grammatica balcanica i propri pensieri.
Poco più in là una signora corpulenta, di un biondo ucraino, abbraccia lo schienale della panchina mentre parla al telefono, cercando un contatto fisico che non c'è.
In piedi sul paraurti anteriore del suo camper, un uomo sulla cinquantina tenta di ripararne il finestrino superiore. Incrostato di sporco sotto la sua canotta lurida, capitano di un vascello di lerciume, so cosa spera ora che il sole tramonta.
Lo vedo nell'ansa dello stradellino, seduto su di un muretto in cemento armato, leggermente nascosto nel verde. Pacchi di Tavernello a fianco, solita posizione rassegnata in avanti, volto rubicondo prima che cali la notte.
E nella parte più profonda del parco è ancora lì, ancora una volta lui, ancora una volta con un volto e un'etnia diversa. E una bottiglia in mano.
Le città sono costellazioni di solitudini.
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