domenica 13 maggio 2012

verde


Le rotonde pietre del Pratello mi massaggiano i piedi mentre porto a spasso la mia bici, quasi fosse un animale domestico a passeggio nella notte.
"Sì il lavoro va abbastanza bene, ma ho capito una cosa" mi dice da sotto il suo casco di capelli sfilati e crespi.
Lisci. Sono lisci i portici che ci conducono verso via delle Lame. Ed i nostri passi scorrono felpati nella notte.
" Ho capito finalmente cosa cerco, cosa vale la pena"
La città rossa. La città sociale. La città facile da vivere, gioiosa. La grassa, la rossa e la dotta. La città della musica, del cinema in piazza, delle rassegne alle fermate degli autobus. Dei quartieri popolari più dignitosi di quelli borghesi. Dei parchi, della multietnicità. Dei colli e delle vespe.
La città che tenta di mettere al centro l'arte, nelle sue varie e squilibrate forme. Che si oppone al sistema fomentando una vita di strada, da carta di credito altrui, di furto tacitamente legalizzato. La città della droga segretamente libera, dei litri di alcool, degli schiamazzi notturni. Il centro senza centro, la chiesa del popolo mozzata dalla chiesa.
E le sue letture alternative, indipendenti, sovversive, rivoluzionare, bonarie. Anticapitaliste.
"Ho capito che voglio fare i soldi nella vita. Fare tanti soldi e godermela"

Mentre la bici scivola verso la piana, verso i quartieri bassi, rimango con questa frase appesa al mio cervello, nella brezza della notte.

1 commento:

Anonimo ha detto...

cavolo questa è bella...
sembra l'inizio di un romanzo su Bologna