domenica 27 maggio 2012

triage


Ricordi? Era ottobre ed ero appena andato a fare la mia prima partita di calcetto da quando ero arrivato in città. Ero contentissimo di poter tornare a giocare. Tempo cinque minuti e già mi ero fatto male. Ma poco importava. Stavo bene e volevo giocare tutta la partita. Dopo la doccia, invece che andare a farmi visitare, vi avevo raggiunto al Collegio degli Architetti dove c'era una conferenza di cui non ci importava nulla. C'era anche Juan Luis, questo lo ricordo, che dall'alto della sua ignoranza in materia aveva pensato bene di aspettare fuori che iniziassero a portare l'aperitivo. Ed effettivamente l'aperitivo era arrivato, degna consolazione delle pene della conferenza. Vassoi che continuavano a passare tra di noi carichi di bicchieri di birra e vino, e poi spiedini, tapas, pesce fritto.
Solo quando avevano smesso di arrivare le portate, verso mezzanotte, ti avevo raccontato della partita e del piede. Avevamo deciso di andare insieme al pronto soccorso, camminando nella notte verso le pendici dell'Albaycin. All'accettazione ci avevano detto che avremmo dovuto aspettare tanto. Allora, visto che l'aperitivo non ci era bastato, avevamo deciso di andare a mangiarci un kebab, poco distante. Tornati su Avenida Madrid avevamo girato per la Plaza de Toros e poi, poco oltre, ci eravamo fermati al bar. Avevamo chiacchierato, come se passare la serata in attesa al pronto soccorso fosse un piano niente male. Ricordo le pareti, rivestite di ceramiche bianche e azzurre fin sopra l'altezza delle sedie. Il locale, sporco, con la tv accesa su di un programma qualsiasi.
Avevamo finito il nostro kebab ed eravamo tornati ad attendere in ospedale, senza renderci conto che ero già stato chiamato. Un'ora dopo finalmente me ne uscivo con il piede fasciato ed una contentezza ebete sul volto.
La notte era nostra, la città pure.

E stanotte, guardando questo mio amico sdraiato sul letto d'ospedale, mi torna in mente tutto quanto.
Mi torna in mente la libertà di vivere che avevamo allora e l'entusiasmo di sapere che il tempo fosse dalla nostra parte.

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