Chiudo la porta e porto a spasso il mio corpo nella notte. Un vento caldo mi incoraggia soffiandomi alle spalle, mi passa sulla testa, e porta con sé le grida scomposte di un qualche uccello notturno. Evidentemente non sono l’unico che non riesce a dormire stanotte.
I miei passi risuonano felpati in questa esposizione dell’assenza dell’uomo. Case a riposo, luci stradali a rischiarare il vuoto, stelle annoiate in attesa del mattino.
Il vento mi accompagna, come sempre, al mare. Le nuvole grigiastre ritagliano brandelli di cielo nero, mentre sotto il mare mi accoglie con fusa fragorose, con sorrisi di spuma. L’acqua sale al di sopra della passerella per le navi, infrangendosi e mandando alti spruzzi nell’aria. Poi si ferma, con onde elastiche, a breve distanza dai miei piedi.
E lì, cullati da quell’eterno fluire che lava le menti, da quel rumore bianco nel buio, i miei pensieri tornano a correre.
Non sarebbe nulla, in fondo, se la notte non trasformasse la solitudine in tristezza.
I miei passi risuonano felpati in questa esposizione dell’assenza dell’uomo. Case a riposo, luci stradali a rischiarare il vuoto, stelle annoiate in attesa del mattino.
Il vento mi accompagna, come sempre, al mare. Le nuvole grigiastre ritagliano brandelli di cielo nero, mentre sotto il mare mi accoglie con fusa fragorose, con sorrisi di spuma. L’acqua sale al di sopra della passerella per le navi, infrangendosi e mandando alti spruzzi nell’aria. Poi si ferma, con onde elastiche, a breve distanza dai miei piedi.
E lì, cullati da quell’eterno fluire che lava le menti, da quel rumore bianco nel buio, i miei pensieri tornano a correre.
Non sarebbe nulla, in fondo, se la notte non trasformasse la solitudine in tristezza.