Non poteva
finire diversamente. Vagando, di stradina in stradina, scoprendo le viscere
antiche della città, gli interni luminosi dei locali, le luci soffuse dei bar. Meravigliarsi
della piazza alta e poi finire a cenare in un interrato, volte in pietra,
candelabri e scritte alle pareti. Il tempo che torna a fermarsi fuori dalla
porta. Le portate che arrivano senza fretta, la cameriera stranamente gentile
che ci domanda da dove veniamo e che ci sussurra con un occhiolino di non
preoccuparci se vogliamo trattenerci, che a lei la pagano di più se chiude
tardi.
E poi il
"Buscais algo?" che risuona così strano in questa terra. Consigli in
spagnolo da un ragazzo svedese, la metro, le parole nella notte, ed il pub,
ultima salvezza per chi aspetta l'aereo del mattino. Che poi ci sia un assurdo
karaoke metal non è che l'ennesima sorpresa.
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