venerdì 15 novembre 2013

konjic - giorno 6



Dopo aver accompagnato Jenny in aeroporto (e dopo aver perso le chiavi della macchina, aver messo a soqquadro l'ostello, gli zaini, averle chiamato un taxi, aver dimenticato di ritirare i soldi per pagare il parcheggio) ci dirigiamo verso un paesino dove la signora inglese dell'ostello ci ha convinto a fermarci. A metà strada tra Sarajevo e Mostar, Konjic ospita il colossale bunker di Tito. Terminato alla fine degli anni '70 dopo quasi trent'anni di lavori, è costituito da oltre 600 mq di gallerie scavate 300 m in profondità nella montagna e poteva ospitare 350 persone per diversi mesi. Il costo esorbitante dell'opera, oltre 5 bilioni di dollari, doveva garantire la sopravvivenza del dittatore e della classe dirigente contro esplosioni ben più potenti rispetto a quella di Hiroshima.
Arrivati in paese decidiamo di concederci una colazione come si deve, divorati dai succhi gastrici attivati dall'alcol della sera prima. Lungo il fiume troviamo un bar al primo piano di un brutto edificio da periferia dove sono riuniti dozzine di giovani che, a giudicare dalle pagelle lasciate sui tavoli, stanno frequentando i corsi di recupero. Da bravi stranieri ordiniamo come seconda colazione pizza e tè. Di fianco a noi sta il ponte di Konjic, vecchia opera a dorso d'asino in pietra, completamente restaurato. Sull'altra sponda si intravede svettare qualche minareto, sebbene man mano che ci avviciniamo a Lourdes questi si facciano sempre meno presenti.
Terminato il nostro brunch ci rechiamo all'ufficio turistico per comprare il biglietto del bus che ci porterà all'Atomska Ratna Komanda (ARK), il famoso bunker. Peccato che l'unico bus della settimana sia partito venti minuti fa e noi, che pregustavamo la visita già da questa mattina, rimaniamo come degli allocchi a fissare la ragazza che ci dice che non possiamo raggiungerlo neppure in auto, in quanto il luogo è segreto. Allibiti per l'idiozia del nostro brunch, riprendiamo la macchina e puntiamo verso Mostar.

Le colline si fan montagne boscose e si aprono per lasciare spazio al lago di Jablaničko, sorta di gigantesca alga d'acqua che penetra negli anfratti e nelle gole della terra. Un ponte strallato ne congiunge i lembi mentre al largo, inspiegabile come una visione, una zattera con una copertura simile ad un tetto, vaga verso l'orizzonte confermandoci che forse, questi luoghi, hanno qualche forma di remota parentela con l'Estremo Oriente.

Nessun commento: