sabato 24 novembre 2012

controsenso



Le cose migliori che ho fatto sono state, in fondo, quelle prive di senso.
Non che fossero realmente insensate, intendiamoci. Semplicemente non rientravano nella catena consequenziale degli eventi. Un salto nella logica della vita. La carta Imprevisti del Monopoli.
Via, pensateci bene. Quale sequenza logica porta un mite studente, privo di grilli per la testa, a scegliere la futura città dove abitare in base al suono del suo nome? Al suono. Quel rotolare di gutturale-nasale-dentale che evocava tante immagini nella sua testa. Cosa lo porta a rifiutare una borsa di studio (vinta) per un'altra città (dal suono peraltro niente male, ma non quello che aveva in mente) e tornare a farne domanda l'anno successivo, con ostinata e immotivata persistenza, ancora una volta per Granada? Quale moto dell'animo incompatibile con il mio carattere mi ha spinto a mandarti l'sms che ci ha fatto conoscere, quando non eri altro che un nome esotico? Così non saprei spiegarmi perchè venni a casa tua, quel pomeriggio di domenica, senza nessun'altra intenzione che l'aiutarti a sfangare quella gamba rotta. Non che ti avessi notato alla festa. E allora perchè?
Nulla di assurdo in tutto ciò, solo non è logico. Non esiste un filo che porti a dire che quella scelta era meglio di altre. Semplicemente, in quel momento, senza pensieri, sapevo quale fosse la scelta giusta. E non sono sicuro che si tratti di sentire, di una sensazione. Io sapevo che era quella. Nel bivio tra A e B sapere di dover passare per i campi.
Come quando decisi di passare un mese ospite in casa altrui, di città in città, con l'armadio in macchina. Come avrei potuto conoscerti, diversamente?

Nessun commento: