Un vortice, un papillon di isole che si sfrangiano dal
centro, dal nucleo antico della città. Strade come tentacoli grigi che tengono
insieme porzioni di terra arsa dal freddo. Case, fattorie sparse, ventose che
si diradano allontanandosi dal corpo centrale. Lontano dal cuore pulsante, nel
mezzo dell'isola di Svartsjö, a due
passi dal Mar Baltico, seminato tra campi di foraggio ed una rada boscaglia, sta un
fienile in legno, dipinto di rosso, le finestre bianche. Al di sopra del
magazzino, circondati da doghe in legno sbiancato, tra le falde del tetto,
stiamo seduti al tavolino, bianco anch'esso. Un buon tè, caffè, pane ai cereali
tostato, burro, biscotti, spumini ricoperti di cioccolata. Fuori la luce è
grigia e spande su tutto un aroma malinconico, un'aria da domenica mattina. Una
chitarra, due voci, il tempo che rotola senza scosse. Il vuoto intorno,
l'estinzione della ricerca di un senso diverso dal semplice esserci.
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