sabato 24 novembre 2012

strand



- Certo, da quella parte. Andate verso l'acqua, scendete a destra poi a sinistra fino al molo. Lì lo troverete.
Scendiamo lungo l'argine, al di sotto del livello della strada. Lo Strand è composto da tre locali, uno a lato dell'altro: un ristorante, un pub, una discoteca. Di fronte, un paravento di arbusti, il mare, ed un ponte che ci lega alla terraferma.
Nel pub c'è già diversa gente. Prendiamo posto e poco dopo il gestore introduce il gruppo che fa il suo debutto stasera. Nel videoclip che viene proiettato compare una ragazza di colore dai lineamenti assurdamente malinconici ed un costume da bagno di più di mezzo secolo fa. La cantante, un'androgina ragazza in giacca e cravatta, algida nella sua dolce impassibilità, mangia dolci seduta su una terrazza vista mare.
In fondo il video era meglio della performance, e allora raccogliamo lo zaino e ci spostiamo nella discoteca, in attesa del concerto dei Twin Shadow. Il gruppo che apre il concerto è composto da due gemelle di Stoccolma, una bionda e una mora, poco più che ventenni. Minigonna e pantaloni di pelle aderenti, tacco alto, espressione da superdive. Il canto laconico e circolare delle terre del nord, rianimato da un buon ritmo di batteria. Ma, in fondo, niente di eccezionale.
E poi arrivano loro, gli statunitensi, e la storia cambia. Una carica che a queste terre manca, la leggerezza del sole e della superficialità, uno stupido ottimismo. Un look senza stile che ha fatto scuola.
Poi la stanchezza. I duemila chilometri si fanno sentire, le venti ore sveglio zaino in spalla pure, e ci avviamo verso casa. Una metro, un'altra, l'attesa a Brommaplan. All'una e mezza prendiamo il bus che esce dalla città, supera i sobborghi, si addentra per una piccola strada che corre sinuosa a raggiungere le isole che circondano il centro. Ci lascia nel mezzo del nulla, su un piccolo marciapiede da dove saltiamo sul primo bus e di lì un'altra mezz'ora verso il nulla della notte. Al secondo cartello Äppelfabriken scendiamo. Per venti minuti camminiamo lungo la stradina bordata di alberi scheletrici, senza un solo lampione, senza una luce pubblica. Qua e là le cucine delle fattorie con la loro lampada accesa, a orientarci. Costellazioni di stelle artificiali.
Ed infine il tuo fienile. L'odore forte della fermentazione delle mele, delle composte, delle marmellate, dei succhi. Una ripidissima scala a pioli ci porta nel sottotetto dove sdraiarsi finalmente, e riposare, custoditi da un guscio di liscio legno bianco.

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