- Certo, da
quella parte. Andate verso l'acqua, scendete a destra poi a sinistra fino al
molo. Lì lo troverete.
Scendiamo lungo
l'argine, al di sotto del livello della strada. Lo Strand è composto da tre
locali, uno a lato dell'altro: un ristorante, un pub, una discoteca. Di fronte,
un paravento di arbusti, il mare, ed un ponte che ci lega alla terraferma.
Nel pub c'è
già diversa gente. Prendiamo posto e poco dopo il gestore introduce il gruppo
che fa il suo debutto stasera. Nel videoclip che viene proiettato compare una
ragazza di colore dai lineamenti assurdamente malinconici ed un costume da
bagno di più di mezzo secolo fa. La cantante, un'androgina ragazza in giacca e
cravatta, algida nella sua dolce impassibilità, mangia dolci seduta su una
terrazza vista mare.
In fondo il
video era meglio della performance, e allora raccogliamo lo zaino e ci
spostiamo nella discoteca, in attesa del concerto dei Twin Shadow. Il gruppo
che apre il concerto è composto da due gemelle di Stoccolma, una bionda e una
mora, poco più che ventenni. Minigonna e pantaloni di pelle aderenti, tacco
alto, espressione da superdive. Il canto laconico e circolare delle terre del
nord, rianimato da un buon ritmo di batteria. Ma, in fondo, niente di
eccezionale.
E poi arrivano
loro, gli statunitensi, e la storia cambia. Una carica che a queste terre
manca, la leggerezza del sole e della superficialità, uno stupido ottimismo. Un
look senza stile che ha fatto scuola.
Poi la
stanchezza. I duemila chilometri si fanno sentire, le venti ore sveglio
zaino in spalla pure, e ci avviamo verso casa. Una metro, un'altra, l'attesa a
Brommaplan. All'una e mezza prendiamo il bus che esce dalla città,
supera i sobborghi, si addentra per una piccola strada che corre sinuosa a raggiungere
le isole che circondano il centro. Ci lascia nel mezzo del nulla, su un piccolo
marciapiede da dove saltiamo sul primo bus e di lì un'altra mezz'ora verso il
nulla della notte. Al secondo cartello Äppelfabriken scendiamo. Per venti minuti
camminiamo lungo la stradina bordata di alberi scheletrici, senza un solo
lampione, senza una luce pubblica. Qua e là le cucine delle fattorie con la
loro lampada accesa, a orientarci. Costellazioni di stelle artificiali.
Ed infine il
tuo fienile. L'odore forte della fermentazione delle mele, delle composte,
delle marmellate, dei succhi. Una ripidissima scala a pioli ci porta nel
sottotetto dove sdraiarsi finalmente, e riposare, custoditi da un guscio di
liscio legno bianco.
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