lunedì 28 aprile 2008

bianco spuma - cap 2


Lo stomaco della notte ruggì, e lo fece così forte che le finestre e le pareti della piccola baracca tremarono.
- Puttana rana. Sembra che il mare abbia deciso di cascare dal cielo. Se la tempesta peggiora si porterà via anche questo posto – commentò Abner da dietro il suo cappello, immerso nel fumo della pipa.
- Già. Finalmente Dio ha deciso di ripulire questo pianeta dall’idiozia che creò millenni fa. Stanotte si cucina un bel brodino con tutta l’umanità e da domani si rinizia! – disse la voce gracchiante di Krad in fondo al bancone.
- Vafanculo Krad, lo sai che porti merda? – replicò Brandàn con il suo tipico accento spagnolo e sbattendo il boccale sul bancone.
- Che mi appendano per le palle, guarda com’è ridotto quell’uomo e dimmi se stanotte il cielo non ci seppellisce tutti.
Si girarono verso lo straniero, ma quello non raccolse la provocazione continuando in silenzio a godersi la sua pinta, con il capo chino ed i capelli a nascondergli i lineamenti. Solo il movimento meccanico che portava il boccale alle labbra rompeva la sua fissità.
- È quello che pensano anche i ragazzi giù in paese. È due giorni ormai che non si fanno vedere da queste parti – fece la barista afferrando un boccale vuoto e cancellandone meccanicamente l’impronta con la spugna.
- Nessuno ricorda una tempesta così improvvisa e violenta su queste coste e gli anziani hanno proibito loro di avventurarsi oltre il grande faro. Li tengono tutti occupati nel porto, per vedere se si riesce a riparare i danni subìti – informò il vecchio Abner da dentro la sua nube di tabacco.
- Già. Il problema è che neppure in quel buco di porto siamo al sicuro – aggiunse Brandàn – La nostra nave stamattina ha sbattuto contro il molo e ci siamo fatti il culo tutto il fottuto giorno per riparare la falla e mettere in salvo il carico. Con tutto quel che c’è da fare l’ultima cosa che ci serve è doverci preoccupare di qualche cazzata di quei bambocci.
- Nessuno di loro si arrischierà a fare nessuna bravata con questo tempo – li tranquillizzò Sara, mentre puliva il bicchiere con lo sguardo fisso oltre la finestra. Sotto i suoi occhi, poco più in là, il mare si infrangeva sugli scogli con una potenza che aveva del terrificante, disegnando l’aria con uno spettacolo pirotecnico di schiuma.
Sulla punta più estrema di un molo gettato in mezzo alle acque, il bar non era nient’altro che un’antica baracca in legno per la pesca, di cui ancora conservava le grandi reti incrostate appese al soffitto. Un modesto bancone ed un paio di tavolini rotondi animavano lo spazio dell’unica stanza. Sotto, una selva di pali la radicava agli scogli dove, poco più in là, si ergeva il piccolo faro che sanciva l’imboccatura del porto. Solo l’estremo prolungamento del molo, un sottile camminamento di cemento, univa la palafitta alla terra ferma e al villaggio.
- Non c’è un cazzo da fare. Avevano ragione gli anziani su Farrel – disse Abner emettendo con preoccupazione un lungo sbuffo di fumo azzurrognolo, mentre con il beccuccio della pipa infilato sotto al cappello di feltro si compiaceva nel torturare la sua calvizie.
- Ancora con questa storia? – lo interruppe spazientito Brandàn – Non posso credere che diate retta ai deliri di quelle mummie.
- Quelle mummie sono la storia di questo posto. E tu gli devi rispetto – rispose secco il capitano Abner, puntando la sua pipa verso il gallego come fosse un’arma.
- Già il giorno del matrimonio avevano cominciato ad intuirlo – aggiunse Sara ripensando a quello che era successo anni prima.

4 commenti:

agne ha detto...

"Vafanculo Krad, lo sai che porti merda? – replicò Brandàn con il suo tipico accento spagnolo"
madove!!! questo è toscano purissimo!
eheh, questo meltin' pot.. pot pot..

agne ha detto...

"Dio ha deciso di ripulire questo pianeta dall’idiozia che creò millenni fa".. d'accordo sono!
chissà che cos'era successo anni prima.. la suspens si riaccende! yuhuu!

Amélie ha detto...

cazzo
e se lo cambiassi il "porta merda"...
effettivamente ormai è difficile non parlare BASTARDO

Anonimo ha detto...

...forse aveva fatto sosta in una bettola di Livorno...
ben