mercoledì 2 luglio 2014

està que arde




La mattina comincia lenta, senza fretta. Come fosse domenica e questa fosse casa mia. Il Rastro è grigio e la colazione prevede tostada con miele e frutta secca.
Mi chiudo la porta alle spalle e comincio il mio vagabondaggio urbano. Ricordo ancora qualcosa di questa città, quando ci venni con Gaelle, e poi a visitare Claire. I luoghi dove eravamo stati insieme come una costellazione vaga nella nebulosa della geografia metropolitana. Osservo la cartina alla fermata dell'autobus di Ronda de Toledo, ne traccio una mappa mentale e parto in direzione di Tirso de Molina e Paseo del Prado. Dopo una breve tappa al Caixa Forum per scroccare la rete e fissare un pranzo alle quattro, incappo in una piacevole novità. Nascosto tra le pieghe del tessuto urbano, un lotto inaspettatamente vuoto è stato trasformato in un parco provvisorio a disposizione dei cittadini. Spartani ma ordinati orti, un laboratorio di restauro di mobili, un anfiteatro di pallet annegati nella terra, una lavagna per i più piccoli, una rastrelliera per le bici. Tavolini, panche, sedie e amache sono sparsi ovunque per favorire relazioni sociali non previste. Mi siedo nell'anfiteatro a ridosso della parete in mattoni antichi ed entro a far parte della scena. Un giovane padre, apparentemente disoccupato, cerca telefonicamente di stabilire un appuntamento per qualche lavoretto artigianale, mentre di sottecchi sorveglia la figlia che gioca nella terra polverosa. Un quarantenne si infratta trai giunchi per rollarsi uno spinello e, poco più in là, tre ragazze stanno sedute in silenzio a fumare, godendosi i pochi raggi di sole. Sotto questo cielo grigio è bello che ci sia un posto verde di tutti, anche se non curato come ce lo si aspetta. Un luogo mutevole e provvisorio.
Mentre varco il cancello per uscire un piccolo gruppo di bimbi delle elementari arriva accompagnato dai maestri e comincia a scorrazzare liberamente.

Con nonchalance inforco l'entrata della Casa Encendida, saluto la persona all'ingresso e salgo ai piani superiori. Mi godo una piacevole mostra sull'Estremo Oriente che mostra foto, disegni ed oggettistica delle forme di abitare tradizionali del Giappone, coi loro magnifici giardini artificiali che ricreano paesaggi in miniatura, surrogati del monte Fuji e delle foreste.  Mi affaccio all'accattivante caffetteria e poi risalgo i vari piani passando per  la mediateca, la radio, la piattaforma televisiva. La terrazza sul tetto, luogo affascinante anche se poco panoramico, è occupata da alcuni cineoperatori che stanno intervistando un ragazzo, una qualche forma di artista direi dai modi e dal vestire.

Alle quattro passate ci sediamo al Verbena, dove ci aspetta il nostro menù. Un bell'ambiente, stile accogliente, e noi che ci perdiamo in chiacchiere mentre il sole comincia lentamente la sua parabola discendente sulle strade di Tribunal.

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