La mattina
comincia lenta, senza fretta. Come fosse domenica e questa fosse casa mia. Il
Rastro è grigio e la colazione prevede tostada con miele e frutta secca.
Mi chiudo la
porta alle spalle e comincio il mio vagabondaggio urbano. Ricordo ancora
qualcosa di questa città, quando ci venni con Gaelle, e poi a visitare Claire.
I luoghi dove eravamo stati insieme come una costellazione vaga nella nebulosa
della geografia metropolitana. Osservo la cartina alla fermata dell'autobus di
Ronda de Toledo, ne traccio una mappa mentale e parto in direzione di Tirso de
Molina e Paseo del Prado. Dopo una breve tappa al Caixa Forum per scroccare la
rete e fissare un pranzo alle quattro, incappo in una piacevole novità.
Nascosto tra le pieghe del tessuto urbano, un lotto inaspettatamente vuoto è
stato trasformato in un parco provvisorio a disposizione dei cittadini.
Spartani ma ordinati orti, un laboratorio di restauro di mobili, un anfiteatro
di pallet annegati nella terra, una lavagna per i più piccoli, una rastrelliera
per le bici. Tavolini, panche, sedie e amache sono sparsi ovunque per favorire
relazioni sociali non previste. Mi siedo nell'anfiteatro a ridosso della parete
in mattoni antichi ed entro a far parte della scena. Un giovane padre, apparentemente
disoccupato, cerca telefonicamente di stabilire un appuntamento per qualche
lavoretto artigianale, mentre di sottecchi sorveglia la figlia che gioca nella
terra polverosa. Un quarantenne si infratta trai giunchi per rollarsi uno
spinello e, poco più in là, tre ragazze stanno sedute in silenzio a fumare,
godendosi i pochi raggi di sole. Sotto questo cielo grigio è bello che ci sia
un posto verde di tutti, anche se non curato come ce lo si aspetta. Un luogo
mutevole e provvisorio.
Mentre varco
il cancello per uscire un piccolo gruppo di bimbi delle elementari arriva
accompagnato dai maestri e comincia a scorrazzare liberamente.
Con nonchalance
inforco l'entrata della Casa Encendida, saluto la persona all'ingresso e salgo ai
piani superiori. Mi godo una piacevole mostra sull'Estremo Oriente che mostra
foto, disegni ed oggettistica delle forme di abitare tradizionali del Giappone,
coi loro magnifici giardini artificiali che ricreano paesaggi in miniatura,
surrogati del monte Fuji e delle foreste. Mi affaccio all'accattivante caffetteria e poi
risalgo i vari piani passando per la
mediateca, la radio, la piattaforma televisiva. La terrazza sul tetto, luogo
affascinante anche se poco panoramico, è occupata da alcuni cineoperatori che
stanno intervistando un ragazzo, una qualche forma di artista direi dai modi e
dal vestire.
Alle quattro
passate ci sediamo al Verbena, dove ci aspetta il nostro menù. Un bell'ambiente,
stile accogliente, e noi che ci perdiamo in chiacchiere mentre il sole comincia
lentamente la sua parabola discendente sulle strade di Tribunal.
Nessun commento:
Posta un commento