Appoggio la
testa sul materassino e guardo il cielo.
Nel mio
stomaco riposa un'ottima cena di pesce, delle ostriche e due buone pinte di
Guinness. Intorno non vedo altro che verde, muri a secco ed il cielo stellato
sopra di me.
La Via Lattea.
A quanto pare esiste ancora, nonostante continuiamo a spegnerla, ogni notte,
accendendo le nostre mille luci. Le stelle, milioni di microscopiche pagliuzze
d'oro sparse nella notte, confuse e lontane. Eppure qualcuno, quando ancora
l'immaginazione era scienza e la mitologia storia, ci riconobbe delle figure,
ci seppe leggere dei racconti. Racconti che parlavano di semidei che cercavano
l'immortalità nel seno della madre di tutti gli dei. Di combinazioni evocative di
astri che influivano sul carattere delle persone, sul loro destino. Che stupore
doveva suscitare, allora, la notte. Allora che molto era ignoto ed immensa era
la meraviglia.
Parliamo, io
e Lompa, mentre l'umidità risale dall'oceano e si posa su di noi. Di fronte a
tutto questo è impossibile abbandonarsi a discorsi futili ed è come se la
natura desse nuovo peso ai nostri pensieri. Fino a tarda notte, fino a che le
parole cominciano a rallentare, a sfumare.
È il dieci di agosto. Una maestosa stella cadente fende il cielo da nord a sud e spegne la notte.
È il dieci di agosto. Una maestosa stella cadente fende il cielo da nord a sud e spegne la notte.
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