giovedì 27 settembre 2012

kylemore - day 6



A quanto pare al signor Henry la zona era piaciuta alquanto. D'accordo, la strada passava proprio tra il lago e la futura residenza, ma questo non era un gran problema. Aveva appena abbandonato la professione di medico per gestire gli affari del padre a Manchester, ed i soldi certo non gli mancavano. Decise allora, anni dopo quella magnifica luna di miele, di acquistare tutta l'area a nord della Diamond Hill e di spostare la strada sulla sponda opposta del lago di Kylemore. Ingaggiò un centinaio di braccianti, presi tra la povera gente del posto, che per quattro anni si sarebbero dovuti dedicare alla costruzione dell'ambizioso castello.
Il signor Henry era benvoluto dagli abitanti della provincia, e la sua fama si espanse ben presto in tutto il Connemara. Di indole profondamente romantica, non peccava tuttavia di senso pratico e lungimiranza. Fu così che quando conobbe il signor Fuller, uomo che esercitava la propria professione a Manchester ma originario del Kerry, pensò di affidare a lui l'ambizioso progetto. Da parte sua l'architetto, interpretando lo spirito del suo committente, decise di cedere alle proprie inclinazioni per un certo gusto eclettico, recuperando elementi dal linguaggio gotico ecclesiastico e militare.
Quattro anni dopo l'uomo, che nel frattempo era divenuto parlamentare della Regina con al seguito una famiglia di nove figli, si trovò di fronte una facciata in pietra dominata da un massiccio corpo centrale di tre piani, affiancato da uno snello torrino ottagonale e due ali asimmetriche di due piani. Al di sopra del portale di ingresso, concluso con un curioso arco a sesto acuto ribassato, campeggiava un grande bow-window a due livelli di bifore sovrapposte, che illuminava la scala monumentale all'interno. Questa dava accesso a tutto il complesso, con le sue 33 camere da letto e 4 bagni,  la sala da ballo, quella per il biliardo, lo studio, l'aula dedicata all'insegnamento, la sala per fumatori ed quella per le armi, oltre ad un certo numero di stanze per domestici e servitù.
Un miglio più a ovest, al limite della tenuta, ordinò la costruzione di uno degli ultimi giardini murati d'Irlanda: sei acri di terreno, perfettamente esposti a sud e protetti dai venti freddi del nord, tre dei quali dedicati a giardino di piacere e tre ad orto. Al fine di mantenere la produzione per tutto l'anno, fece erigere una ventina di serre in ferro e vetro al di sotto delle quali crescevano le più varie specie di  ortaggi e frutta. Appassionato delle ultime innovazioni tecniche, Mitchell Henry predispose, oltre ad una piccola centrale idroelettrica, un sistema di canalizzazioni interrate che dalla dimora principale portavano aria calda fino alle serre garantendone un clima ottimale anche nei freddi inverni.

Purtroppo l'idillio del suo Paradiso personale durò ben poco. Infatti sette anni dopo, di ritorno da un viaggio in Egitto, la moglie si ammalò di una strana febbre ed in breve tempo si spense, coccolata fra le mura del castello che lui aveva costruito. Il signor Henry rimase, comprensibilmente, profondamente scosso. Tutto l'ingegno, l'impegno, l'amore e l'armonia con cui egli l'aveva circondata non erano stati sufficienti a garantir loro che un paio di anni di felicità. Affranto ma indomito, decise allora di far costruire in suo onore, vicino alla sponda del lago, una piccola chiesa. Eppure lo stile gotico poco si addiceva alla grazia e femminilità della defunta moglie. Quello che il signor Henry cercava era uno scrigno dove cercar conforto, un'alcova calda che si specchiasse sulle gelide acque del lago. Cominciò a prendere forma un progetto dove non vi fossero più, sotto le gronde, mostruosi gargoyles ma angeli proiettati verso il cielo. Nelle facciate fiorirono una gran quantità di piccoli rosoni, le nervature della copertura si incrociarono in grappoli floreali, una trama di petali lapidei rivestì le pareti. Nè badò a spese per ottenere l'effetto che desiderava. Internamente, ad impreziosire la superficie di arenaria, vennero collocati fasci di colonne costruite con le pietre provenienti dai quattro angoli dell'Irlanda, dalle nere pietre vulcaniche ai marmi pregiati. Un tappeto in legno sosteneva le file di panche, riscaldate da canalizzazioni ipogee.
Ma tutto questo non bastò. E non fu sufficiente neppure erigere un piccolo mausoleo, al riparo di uno dei grandi alberi. Il signor Henry non riusciva più sopportare di vivere da solo in quel luogo, in quella terra così ambita e a cui aveva dato tanto. Decise allora di abbandonare Kylemore. Abbandonando la sua dimora alle nebbie dell'ovest.


Nessun commento: