venerdì 2 maggio 2008

bianco spuma - cap 4


Sara si appoggiò con la schiena alla parete e continuò. Non distoglieva mai gli occhi dal mare là fuori, come se vi potesse leggere tutto quello che stava negli occhi del ragazzo ma che nelle sue parole non trovava spazio. Come se la storia fosse scritta là dove era finita.
- Appena salpati Farrel disse che sua moglie era malata, che stava morendo. Bris ascoltava in silenzio ma non sembrava sorpreso. Anzi, rispose che non ci voleva un genio per capire che Nnersi non stava bene. Il pugno di Farrel arrivò improvviso e sbatté Bris al suolo senza che potesse reagire. “Ho dovuto costringerlo” disse il pescatore “però alla fine il dottor Ertmo mi ha detto tutto. Mi ha spiegato perché era certo che non saremmo riusciti a curarla. Mi ha raccontato che questo male da anni uccide i componenti di una famiglia del paese e che nessuno ancora è riuscito a curarlo. È da quando esercita la professione che li controlla e li ha visti morire tutti, uno dopo l’altro. Solo ogni tanto ne nasce qualcuno stranamente sano che, per ironia della sorte, provvede a trasmetterlo ai suoi figli. Gli chiesi chi era questa famiglia. E sai qual è?” si fermò per guardare negli occhi il fratello prima di continuare. “La nostra. La nostra, cazzo!” e così dicendo gli sferrò un calcio allo stomaco.
- Che stronzo di merda – sussurrò Krad, quasi parlando con se stesso.
-“Ho pensato che fossi spacciato, che non me ne fossi accorto ma che stessi morendo. Eppure mi sentivo così pieno di forze. Chiesi al dottore quali erano i sintomi e scoprii che non ne avevo nessuno. A quanto pare ero stato risparmiato. Ma com’era possibile allora che Nnersi avesse potuto contrarlo se io non ne ero affetto? Mi sono scervellato per giorni e giorni. Ma poi ho capito. Ho capito perché papà ti proteggeva sempre. Ho capito perché decidesti di andare ad abitare da solo nella foresta, lontano da tutti. Ho capito che la lezione che ti avevo dato il giorno del mio matrimonio evidentemente non era bastata.” Farrel sputò in faccia al fratello che nel frattempo tentava di rimettersi in piedi appoggiato alla cabina di pilotaggio. “Non so perché cazzo non ti uccisi quel giorno, su quella rupe. Invece che spaccarti la faccia e minacciarti avrei dovuto buttarti giù. Già, perché non ero io, quello malato, vero Bris? Eri tu. Me l’avete sempre tenuto nascosto tu, mamma e papà, ma non c’erano molte altre possibilità. E il dottor Ertmo me l’ha confermato.” “Tu l’hai rovinata, Farrel. Tu l’hai condannata all’infelicità. Non puoi che rimproverare te stesso per averla uccisa prima del tempo.” “Io l’amavo. E le ho sempre dato tutto quello che desiderava.” “Come puoi sapere cosa desiderava se neppure la capivi? Se neppure ci parlava con te!” “Le ho dato tutto ciò di cui poteva aver bisogno. Una casa, un marito e …” “e la totale incomprensione. Non hai mai provato a capire perché fosse così triste. Perché invecchiasse così precocemente. Qual era il male che la mangiava dentro? Ti bastava averla lì, in casa, quando tornavi.” “Io ero la sua famiglia. Tu l’hai condannata. Tu le hai attaccato il male che la sta uccidendo, questa è la colpa che vi portate entrambi per aver tradito il nostro matrimonio …” “Non è la malattia che la sta uccidendo. L’hai mai sentita parlare? Nella nostra lingua intendo.” “…” “Io le ho insegnato. Con nessun altro che con me parlava la nostra lingua. A me solo confidava quello che la divorava dentro, la nostalgia della sua terra, la paura del nostro peccato …” Un cazzotto in pieno viso gli impedì di continuare.
- Come puoi sapere … – azzardò Brandàn, ma subito Krad lo zittì, interessatissimo.
- Chiudi quel culo e ascolta.
Nessuno più si azzardava neppure a bere. Tutti ascoltavano. Abner conosceva la storia della madre di Tierry, ma tutto quello non c’era. Eppure neanche per un secondo dubitò della veridicità di ciò che sentiva. Sara guardava il ventre del mare, e dava voce alle sue onde. Chiunque avesse conosciuto i due fratelli sapeva che quelle parole avrebbero potuto uscire dalle loro labbra.
- “Tu continuasti ad desiderarla, alle mie spalle, alle spalle di tuo fratello!” “Tu la sposasti nonostante sapessi che io l’amavo, nonostante sapessi che lei mi amava! Lo facesti apertamente, certo, ma questo non cambia nulla. Quella mattina, quando ti dissi che non potevo essere tuo testimone perché volevo sposarla, quasi mi ammazzasti. Probabilmente hai ragione, avresti fatto meglio ad uccidermi allora. Ma non l’hai fatto, e ci hai condannati tutti ad una vita meschina e di tradimenti” “Tu … tu … dovevi solo restartene fuori, e tutto sarebbe andato per il meglio. Invece no. Hai finto di scomparire ma poi te la facevi con lei in mia assenza, le attaccasti il tuo morbo quando io ero lontano, in alto mare” e così dicendo sferrò un altro pugno. Un fiotto di sangue uscì dal suo naso per andare ad imbrattare la cabina. “Ti sbagli. Tutto questo successe prima. Rispettai il tuo matrimonio, Farrel, contro la mia volontà. Non vidi più Nnersi dopo che vi sposaste, anche se non sai quanto avrei voluto. Avevo tutte le ragioni per distruggere la vostra unione. Mi dissero che non avevi scelto altri testimoni. Che il matrimonio non era valido. Mi dissero che Nnersi stava male, che aveva cominciato a spegnersi da dentro. E dai racconti che mi giungevano potevo leggere in lei i sintomi dello stesso male che mi perseguita. Ma invece di tornare mi convinsi che dovevo stare lontano, vivere isolato, fuori dalla vista di tutti, dove nessuno potesse riconoscere che era lo stesso demone quello che ci distruggeva pian piano. Poi però peggiorò, e tu non sapevi far altro che accusare il dottor Ertmo dell’inutilità delle sue cure. Durante una visita gli confessai quello che già da tempo sospettava ma che non aveva mai osato chiedere. Gli feci giurare di non dire nulla sulla nostra malattia. Mi raccontò che il ritardo nella diagnosi aveva aggravato le sue condizioni e che il tempo che le rimaneva purtroppo non era molto” “Lo vedi?! Tu e quel dannato dottore da quattro soldi l’avete uccisa. Vi dovrei impiccare a entrambi!” Farrel si chinò sulla cassa che si trovava sul ponte, prese un tubo di ferro e sferrò un colpo tremendo colpendolo al fianco. Tierry, dal bordo della stiva chiuse gli occhi per lo spavento. Scese nuovamente, impaurito, e si rifugiò in un cantuccio. Si chiudeva le orecchie, voleva solo scomparire. Che il mare se li mangiasse tutti e lo lasciasse tornare dalla sua famiglia. Fu solo allora che si accorse di non essere solo nella stiva. Vide uscire dall’ombra nell’angolo opposto una sagoma; la vide alzarsi e uscire sul ponte.

1 commento:

agne ha detto...

LA QUESTIONE SI INCASINA DI BRUTTO.