mercoledì 15 maggio 2013

la prossima volta



Certo, avrei potuto dirti che andavamo verso i monti, verso il freddo, verso la neve. Ma dopo come avresti fatto ad arrabbiarti?

Nel paesino non c'era un'anima. Le prime ore del sabato pomeriggio annunciavano bufera, l'aria carica d'inverno pronta a scatenarsi. Tutti erano rintanati dietro spessi portoni, al riparo di camini fumanti.
Noi, seduti sulle doghe in legno del teatro all'aperto, consumavamo i nostri panini combattendo il freddo con una birra gelata.
Infilammo la porta della rocca che fuori cominciava lo spettacolo. Una tormenta coi fiocchi (propriamente) si riversava sul basso Appennino romagnolo sbiancando campi e tetti, cristallizzando uliveti e pinete. Percorremmo il cammino di ronda sferzati dal vento e dalla neve, attenti a dove poggiavamo i piedi. Sullo sperone di roccia di fronte a noi si trovava la torre dell'orologio, la sua immagine raspata dal bianco si confondeva, scompariva a riappariva in una corrente di fiocchi di nebbia.

Ed è da qui, dalla sommità del torrione di Brisighella, in una valle spatolata da una nevicata improvvisa e muta, che penso che effettivamente il piumino ci poteva stare. Magari la prossima volta te lo dico prima.

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