sabato 13 novembre 2010

dia 9: cantonigròs



Sdraiato sul prato di fronte alla chiesa guardo il cielo ed il sole rovente del primo pomeriggio. “Ci sono luoghi che valgono tutto un viaggio”, penso.

Il cammino è cominciato dopo l’alba ripercorrendo la Via Verde per una decina di chilometri verso sud, e poi abbiamo risalito di colpo centinaia di metri per abbandonare la Vall de Bas. Una serie infinita di tornanti su un sentiero asfaltato immerso nel bosco. Un’ora di salita ripida col sole a ricordarci che è agosto. Poi finalmente abbiamo scollinato e non vedevamo l’ora di trovarci di fronte al piccolo paesino dove poter trovare un forno per approvvigionarci. E invece no.

Dietro l’ultima curva, superata la cresta, il sentiero torna ad essere di polvere e sassi, bordato di staccionate per il bestiame. All’orizzonte si vede la sagoma delle prime costruzioni del nucleo abitato. Due grandi case in pietra su due piani, una stalla e la tozza chiesa col suo campanile.

Entrati in paese, affamati e pronti a fiondarci su qualsiasi fonte di ristoro, aggiriamo la casa del fattore e guardiamo verso valle. E quello che vediamo sono campi. Campi, sole e vegetazione rigogliosa.

Il paese non esiste. Il presidio umano su questo picco che domina le vallate circostanti è costituito dalla casa degli allevatori con i suoi campi e la sua stalla, e dalla splendida chiesa abbandonata di Sant Pere de Falgars. Punto.

È in questi momenti che lo sconforto si trasforma in risorsa inaspettata di meraviglia. La distruzione di un’aspettativa avviene per mezzo di un luogo così splendido e senza tempo che l’unica risposta che il fisico provato riesce a dare è lo stupore. Ed una felicità fisica ebete.

Ci sediamo all’ombra del vecchio casolare su un soffice manto d’erba. Alla nostra destra un basso muro di pietra incornicia il cancello in metallo con la croce. Ai suoi lati, pochi passi più in là, due alti cipressi fanno da guardia al portone in legno della chiesina.

Davanti a noi, dietro una staccionata bianca tirata tra la parete della chiesa e il nulla, i campi scendono lievi verso nord. Poi improvvisamente si inabissano in un profondo dirupo ed una stretta gola, oltre la quale si stende la Vall de Bas fino ad Olot.

E qui, su questo disco di terra verde che sembra galleggiare sul vuoto delle valli circostanti; qui, dove la civiltà non arriva se non come rudere e memoria, come tradizione antica e millenaria del coltivare e allevare; qui, dove tutto ciò che esiste è una casa e una chiesa, proprio qui, tra lo steccato e il nulla, dorme un piccolo cimitero. Assurdo, a pensarci. Eppure unico monumento degno del silenzio e della pace di questo luogo.

A proteggere la tomba del fondatore coi suoi cipressi gemellati, sta un alto muro con un cancello in metallo. Ai lati due prismi in pietra serena recitano muti un pensiero lapidario.

“Venite a giudizio”.

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