martedì 2 novembre 2010

dia 7: olot



Ed eccomi finalmente solo.

Davanti a me un nastro di terra si snoda per una trentina di chilometri verso nord, distaccandosi dal letto del Ter e risalendo la Vall d’en Bas fin dentro alla regione vulcanica della Garrotxa.

E' già mattino tardi quando lascio il paese con passo spedito, fagocitando il paesaggio al silenzio ritmato dei miei passi e del respiro. Intorno il bosco si fa più fitto, si alza su pareti di roccia lasciando sotto il solco del sentiero, l'antico tracciato del treno.

I calendari dentro le case dicono che è domenica di Ferragosto e il cammino è praticamente deserto. Eppure mi sento tutt’altro che solo. Lo ero molto di più i giorni scorsi, quando eravamo in due a tracciare scie sulle cartine della Catalogna. La solitudine ed il silenzio, la natura tutt'intorno, la leggera bruma che sale ancora dalle ombre selvatiche mi fanno sentire parte di tutto questo che mi circonda.

Poi un passo emerge dall'assenza di suoni artificiali. Dietro di me le parole di qualcuno che si congeda e poi, rapidamente, si incammina nella mia direzione. Dopo qualche minuto i passi mi hanno raggiunto e allora sento: “Que buen paso llevas”. Mi volto e vedo un signore in tuta sportiva avvicinarsi amichevolmente. “Già – rispondo – bisogna che mi muova se voglio essere a Olot per sera”. “Beh, di questo passo non avrai molti problemi”.

Più di un’ora dopo, fermandomi alla chiesa di Les Planes d’Hostoles per una piccola merenda, saluto il mio amico occasionale. Seduto a cavalcioni del parapetto del nartece, con il sole in faccia, non posso fare a meno di pensare a come la solitudine in certi casi generi società più di quanto faccia un gruppo. In tutti i giorni precedenti in due non abbiamo conosciuto un solo abitante. Ora, una manciata di minuti dopo essere partito in solitaria, ecco arrivare il primo compagno di viaggio. Insperato.

La condivisione della stessa solitudine ci ha avvicinati. E la parvenza di uno stesso cammino.

Nessun commento: