domenica 28 novembre 2010

la cura del silenzio


Mi rendo conto ora del grande cambiamento.

Me ne rendo conto quando guardo la gente ai concerti parlare e impedirti di seguire la musica. Quando guardo un branco di esseri umani radunati sotto un tetto, con una decina di piccoli che scorrazzano, e tutti fingere di ricoprire al meglio la loro parte sociale. Vedere la meschinità che avvolge come un pullover le anime nude dei nuovi genitori. Me ne accorgo guardandoti mentre mi parli di cose che non voglio sapere, di progetti cui non voglio prendere parte, di idee che non condivido. Quando sento imberbi raccontare con noncuranza della fatica fatta per rompere il proprio cellulare e ottenere così quello ultimo modello del padre. Bambocci che danno aria alla bocca dall’alto degli agi della loro famiglia. Demonizzare i nemici politici come fossero razze o categorie che incarnano stupidità e depravazione morale.

Mi ribolle il sangue a sentire parole vuote cercare di strapparmi altre parole vuote. Cercare di rompere la mia parsimonia verbale, la mia lotta contro la futilità del dialogo. Il mio sciopero della comunicazione contro una società che non amo e non desidero.

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