Finalmente è
uscito nuovamente il sole e, per riposarci un po', decidiamo di sederci ad uno
dei bar della zona vecchia. Appena fuori rispetto alla via principale si
trovano una serie di piazzette completamente circondate di negozi e bar che si
sono appropriati, con le loro mercanzie ed i loro tavolini, dell'intero spazio.
Noi stiamo seduti al sole, spalle alla parete in legno scuro del locale. Le
panche sono ricoperte con cuscini dai tessuti orientaleggianti, gli sgabelli
sono quelli ottomani e, spesso, i tavolini in legno o metallo riprendono gli
arredi delle popolazioni nomadi, smontabili con un solo gesto.
Arriva il
nostro caffè turco, dentro all'ibrik, l'inconfondibile bricco in ottone. Come ormai
abbiamo imparato, visto che viene preparato versando la fine polvere di caffè
direttamente nell'acqua bollente, bisogna avere cura di non berlo fino in fondo
per evitare di ingerire lo spesso strato costituito dai fondi.
Poi ci
facciamo portare il narghilè con il tabacco aromatizzato. Dai tavoli vicini si
alzano nuvole aromatiche simili alle nostre ed i ragazzi chiacchierano mentre
fumano sdraiati sui divani, passandosi l'un l'altro il beccuccio.
Rosolati nel
sole del primo pomeriggio, con fumo e caffè, nessuno ha più voglia di alzarsi
nè di far altro. Le uniche proposte sollevate riguardano spedizioni per
recuperare un po' di regali e souvenirs dai negozietti.
Il mio
demone interiore si risveglia rapidamente e decido che è arrivato il momento di
prendermi del tempo per me, di solitudine ed esplorazione di questa città, che
mi pare nasconda tanto di interessante. Molto più di quello che si può trovare
in un negozio.
Guardo la
mappa. Il centro storico è stretto e allungato, circondato dalle colline su
tutti i lati e lambito dal fiume a ovest. Direi di puntare verso l'alto.
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