giovedì 10 ottobre 2013

bosniac intro - giorno 5



La pioggia è battente sul nastro d'asfalto. Grumi di case emergono sporadici dalla vegetazione a dar senso ai cartelli che recano i nomi di piccoli villaggi. Lesnica, Loznica, Banja Koviljaca, Donja Borina.
Zvornik si trova sul lato bosniaco del fiume Drina, poco prima che questo, sancendo il confine trai Serbia e Bosnia, si decida finalmente a diventare lago incuneandosi tra le montagne. Un ponte pedonale in ferro collega le due sponde, un controllo di passaporti ad ogni estremo.
Ci fermiamo in centro di fronte alla moschea e compriamo un paio di baklava a testa, tanto per fermare la fame. Dolcissimi, come sempre, e buoni. Ci sediamo poi all'unico tavolino di un piccolo alimentari dove per accompagnare i burek, torte salate con ripieno di carne macinata, la signora ci propone di bere l'ayran, una sorta di yogurt liquido salato.
Infiliamo la porta del primo bar ed ordiniamo un espresso. La macchina è italiana e reca, ben visibile, un italianissimo slogan serigrafato sulla plancia metallica.
Salutiamo il paese di frontiera e filiamo in direzione della capitale, puntando verso le montagne.
Ha smesso di piovere, il cielo s'è pulito, l'aria è ancora carica di tensione, la luce tagliente. In queste condizioni cominciamo a risalire i monti, fiancheggiamo di lontano il lago Zvornik, per poi ritrovarci in una delle più belle terre che mi sia capitato di vedere. Le pendici dei monti si coprono di boschi, alberi affusolati si stirano verso il cielo, grandi abeti fanno ombra sul nostro cammino. Finchè, improvvisamente, la montagna si fa altopiano, spariscono le foreste lasciando il posto ai pascoli. Lungo la strada risalgono mandrie di vacche pezzate, le pecore brucano nei campi, le case isolate somigliano sempre più a rifugi montani, a malghe. Il sole scende lungo sull'orizzonte rendendo cristallina l'aria, inquadrando nelle nostre retine uno spettacolo emozionante. Degna e potente introduzione al nostro ingresso nella capitale.

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