Imbocchiamo l'autostrada
nuovamente verso Novi Sad per poi abbandonarla poco dopo Ruma e puntare verso
sud lungo una strada che si insinua tra paesini e lande disabitate. Il nastro
d'asfalto è bordato da quella collezione di umanità che già abbiamo imparato a
conoscere, un catalogo di quasi miseria, di degna povertà, un compendio di
neorealismo. Case bifamiliari si susseguono senza tessuto nè disegno, l'una
dopo l'altra. Le presidiano guardiani impolverati di strada, giovani e anziani
ugualmente vecchi nell'animo, rassegnati ad esporre quel poco avanzo che
produce il loro campo. Sui carri stanno i loro frutti, le loro verdure, merce
di nessun prezzo per pagare la sopravvivenza di chi la produce. Monatti di
vegetali, espongono i loro carretti come gli storpi i propri moncherini.
E noi, voyeur
odierni, feticisti di quel poco di verità che ancora ci riserva il mondo del
mercato globale, li osserviamo, li fotografiamo, ne scriviamo, ci commuoviamo. Ci
riempiamo gli occhi della loro presenza, le memory card delle loro immagini, e
ce ne andiamo lasciandoli morire dietro di noi.
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