venerdì 9 ottobre 2009

il chakra di samos - dia 13


La vita comincia a rimestarsi intorno a me. Nel buio si vedono fasci di torce illuminare come un occhio di bue i vari zaini, i letti. Mi riaddormento.
Mi alzo verso le 6.15 da solo e vado in bagno in un silenzio irreale. Mi affaccio nell’altra stanza del mio piano e non vedo nessuno. I letti sono completamente vuoti. È come se fossi entrato in un film di Kubrick. Mi sembra di aggirarmi per una casa disabitata nel cuore della notte, anche se la sensazione è stranamente di pace e riposo. Non c’è nessuno intorno, non un rumore, un suono, né dentro né fuori.
Scendo le scale, fino al piano terra dove in cucina c’è la luce accesa ma non c’è anima viva, a parte le mosche. Guardo fuori dalla finestra. Dietro il profilo delle montagne, sorvegliata dall’occhio attento dell’ultima stella e del sorriso della luna, il cielo comincia a prendere colore, a infiammarsi.
Scendo al piano interrato, e la scena che mi si presenta mi diverte alquanto. La rastrelliera che accoglie le scarpe dei pellegrini è piazzata contro una grande vetrata che dà direttamente sulla valle. Ieri sera eravamo in 120. Ora guardo lo scheletro della scarpiera stagliarsi contro le luci di un’alba ancora lontana e sorrido. Ci sono solo 3 paia di scarpe, di cui un paio sono le mie. Tutti gli altri sono già in cammino, guadagnando chilometri verso la valle.
Vado a salutare i miei compari che han dormito con la tenda nel giardino della chiesa. Da terra sale un freddo ed un umido incredibile, le scarpe sono già bagnate di rugiada. Ci separiamo ancora una volta, ed incomincio la mia discesa.

Al bivio per Samos mi sento ancora pieno di forze. Mi fermo sotto un albero a mangiare una frusta di pane e un po’ di frutta poi proseguo. Mentre cammino lungo il ciglio della strada statale, con i camion che sfrecciano al mio lato, mi raggiunge un ragazzo con una bandana in testa. Oggi è la sua prima tappa, dice pieno di energie, e ci addentriamo nel bosco.
Mi racconta che una volta stava male ed era stato portato da un santone che gli aveva insegnato la tecnica del Reiki. È una tecnica che si basa sul principio delle energie e dei Chakra, come molte filosofie orientali. Se l’energia non fluisce libera nei 7 Chakra, questo determina la malattia. Saper vedere questi centri di energia, saperli analizzare e liberare è la chiave per un’ottima salute psichica e di conseguenza mentale. Mi parla di riti, di maestri, di candele e pendoli. Mi parla di imposizione delle mani, di capacità di cambiare lo stato fisico di una persona a distanza, rilevabile da strumenti medici. Dell’energia che si trova ovunque, che puoi vedere quando guardi il cielo limpido.
Camminiamo 15 chilometri nella boscaglia e mi sembra di non stare neppure su questa terra. Mi sento il personaggio di un manga, un santone guaritore, energia allo stato solido, mi sento un mistico, mi sento così stanco e contento da avere le allucinazioni. Mi racconta di come il pensiero ha la capacità di cambiare la struttura molecolare dell’acqua, e di come noi, costituiti in gran parte d’acqua, possiamo cambiare il nostro stato fisico dominando i cambiamenti della nostra struttura.
Affascinante. Delirante, visionario, emozionante, orientale.
Poi finalmente uno squarcio nella boscaglia, e davanti a noi si apre lo spettacolo del monastero di Samos, adagiato lungo il ruscello.

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