giovedì 15 ottobre 2009

la chiesa fortezza - dia 14


Come un velo sugli occhi appena aperti. Come il ricordo del giorno precedente e il presagio del futuro. Le colline sono avvolte in una sciarpa di umidità che non lascia vedere altro che le loro sagome, un gioco di ombre cinesi all’orizzonte. Immagino il verde denso dei boschi e vedo un mondo in scala di grigi.
Questo ambiente è perfetto per la Galizia, proprio quello che mi immaginavo. Calza a pennello. Umidità che sale dai campi bagnati di pioggia e rugiada, aria satura e pulita, cielo incolore ed un sole che non riesce a bucare le nubi. E il mio corpo che scende e sale per sentieri sinuosi, in mezzo a boschi e prati, le nuvole basse a imperlarmi i vestiti.
Attraverso il ponte sul fiume, un lungo ponte su un largo fiume. Dal pelo dell’acqua si intravedono dei frammenti di muri emergere a tagliare la superficie cromata dell’acqua. Dall’altra parte, salendo una ripida scalinata che ricorda vagamente i templi Maya, si erge Portomarin. Mi incammino per una via porticata, abbastanza recente, ed arrivo nella piazza principale, uno spazio rettangolare dove si trovano gli edifici più antichi: le poste, l’edificio comunale e la chiesa. Uno spazio stranamente regolare, eccessivamente ampio per un paesino come Portomarin. Mi fermo ad osservare la chiesa. Il portale decorato in un semplice stile romanico e sopra uno strano rosone, molto geometrico e spigoloso, poco elegante. Ma la sorpresa è la cornice. Grossi fasci d’angolo e merli sulla cima le danno un’aria da piccola fortezza, più che da edificio religioso. Entro nella grande navata unica, mi do un’occhiata intorno e poi mi intrattengo a parlare con una ragazza del luogo. Mi racconta che effettivamente la chiesa veniva utilizzata come piccolo baluardo difensivo e che quello che attualmente era un rosone in realtà era una meridiana, l’orologio solare del paese.
Il problema è che quando Franco ottenne il potere – mi dice – decise di costruire una centrale idroelettrica e quindi creare un lago artificiale dove si trovava il paese. E così la chiesa e gli edifici principali del villaggio furono smontati pietra per pietra e ricostruiti su questa collina. La chiesa fu rimontata con un orientamento differente ed è per questo che quella che era una meridiana ora è il rosone.

Ecco spiegato il mistero. E tutto torna.

1 commento:

Italianiingalizia ha detto...

Ciao Amelie,
Molto bella e suggestiva la tua descrizione del tuo arrivo in Galicia. Leggere il tuo commento ci fa rivivere certe atmosfere che ricordano tempi passati, luoghi misteriosi e introspettivi e odori nostalgici che, a dispetto del tempo, ancora sono presenti in questa Magica Regione.
Se ti va di condividere con noi sul Blog Italiani in Galizia la tua esperienza che ancora stai vivendo in terra gallega possiamo sentirci per un tuo intervento con un articolo sul tema e magari iniziare una collaborazione congiunta.
Aspetto tue notizie
Erminio Capone degli italiani in Galizia.

www.italianiingalizia.it
...perché non sempre tutti i cammini portano a Roma!