Salgo i due gradini e suono il campanello, pronto a chiedere se per caso non sia rimasta una stanza per la notte. Dopo qualche momento di attesa la porta si apre e sulla soglia appare una signora sulla settantina, rimpicciolita dall'età. Da dietro gli occhialini lei appoggia sui miei i suoi occhi gentili e con dolcezza mi dice:
- Buonasera,
come va?
Interdetto da
tanta gentilezza, resto un momento sulla porta a bocca aperta, non riuscendo ad
esternare immediatamente la fredda pragmaticità della mia richiesta.
- Buona sera
a lei - riesco finalmente ad esordire -. Ci domandavamo se per caso non le
fosse rimasta una camera libera per stanotte.
Lei mi
osserva e lentamente volge lo sguardo verso la nostra macchina.
- Quanti
siete?
- Soltanto
due - le dico.
Lei fa un
movimento lento che le serve per prendere tempo e cercare di farsi un'idea,
immagino, su chi siamo, su se sia il caso di darci ospitalità.
- Dunque,
dovrei avere una doppia, se per voi va bene.
Entriamo in uno
stretto corridoio, perlinato in legno chiaro dalle venature rosse per
pavimento, intonaco crema tendente all'arancio per le pareti. La nostra stanza
sembra una reggia nordica, comparata a quello cui eravamo abituati. Due grandi
finestre dagli infissi in legno bianco affacciano sul giardino, protette da
pesanti tende in stile montano. Tra il letto matrimoniale ed il singolo,
entrambi con testata in legno inciso, si trova una bassa cassettiera bianca. Una
parete della stanza è completamente rivestita in legno e da essa emergono una
mensola, dove si trova un vassoio con due bicchieri ed una brocca d'acqua, ed
una consolle con un grande specchio davanti. Anche il bagno è curato ed
accogliente, con dettagli e ripiani in legno.
La signora
ci si avvicina, silenziosa e premurosa e ci domanda:
- A che ora pensate
di svegliarvi domattina? A che ora preferite la colazione?
Rimango quasi
commosso dalla domanda.
- Vi va bene
la tipica colazione irlandese?
E così ci prepariamo,
contenti come pasque, e ci fiondiamo nel piccolo centro di Clifden.
Nella tenue
luce del mattino la sala della colazione sembra grande ed accogliente. Ancora una
volta il legno regna sovrano, ricoprendo pavimenti, pilastri e soffitto. Una grande
finestra si apre verso ovest. Dietro di noi un grande camino con base in
pietra, due poltrone ed una serie di foto di famiglia. Su un tavolino si
trovano cereali, latte, frutta, yogurt, salse, burro, marmellate e condimenti
vari. Ci sediamo e dopo poco zia May (ormai così ribattezzata perchè identica
alla zia di Peter Parker) ci porta due piatti con uova fritte, salsicce,
pancetta, pomodori, wurstel, accompagnati da succo di frutta, tè e pane ai
cereali. Allettati da tanta bontà cominciamo a chiacchierare con la simpatica
signora. Le domandiamo del magnifico telefono anni '20 (non funzionante) che
tiene in sala, del tempo in Irlanda (clichè immancabile), della situazione
lavorativa nel Paese (tutti quanti se ne vanno non solo dalle campagne ma anche
dalle città, puntando verso altre nazioni meno in crisi), ed infine del perchè
non ci siano tanti alberi, nonostante l'Irlanda sia così incredibilmente verde.
Mentre siamo
sull'uscio confesso a zia May di non aver mai mangiato prima la tipica
colazione irlandese.
- Tanta
gente dice anche che non la vorrà mangiare mai più - mi dice con un occhiolino.
- No, no -
mi affretto a chiarire - io la mangerei molto volentieri.
- Allora non
te la dimenticare.
- Non lo
farò, non si preoccupi.
Ce ne
andiamo con una strana sensazione di contentezza dentro. Sarà la
super-colazione. Sarà la gentilezza inaspettata della padrona di casa del
Carraig na Creine. Sarà la bellezza del Paese. Non lo so. Ma in ogni caso è
stato bello. Anche se ancora non ho capito cosa ci facciano, davanti a casa, un
aquascooter riempito di fiori ed una gigantesca turbina navale.